libro-martucciSiamo noi che la infettiamo, con i nostri odori, i profumi e la nostra cosiddetta normalità”. Parabola esistenziale di Sara Capatti, bergamasca 1979, intraprendente parrucchiera fino al punto di non ritorno: una vita stravolta da un male apparentemente inspiegabile, pronto a toglierle sorriso e libertà, tra l’incomprensione generale. Il ripetersi di shock anafilattici, difficoltà respiratorie, eritemi e gonfiori, impossibilità di movimento e (persino) nel richiedere aiuto alla mamma. Tutto all’improvviso, va e viene, come gli interrogativi dei dottori nella roulette di terapisti ignari, incapaci di aiutarla, all’oscuro di campi di ricerca innovativi per una nuova frontiera di medicina ambientale. Poi la verità, il mostro svelato: malattia contemporanea dei paesi industrializzati, occidentali, degenerazione ambientale con invalidanti ripercussioni sul corpo, causa inquinamento chimico ed elettromagnetico.

Praticamente noi, voi, tu, il mondo circostante nei prodotti di uso comune è la sua malattia, il pericolo da evitare. Quello che non vorresti farti dire dal medico: il pianeta è malato, ti ammala e può ucciderti.

La ragazza con gli occhiali di legno, storia vera di Sara, allergica a tutto, anche all’aria che respira” (EdizioniAnordest) è l’allucinante racconto di una donna più forte delle avversità contro cui (tenacemente) combatte da alcuni anni. Sensibilità Chimica Multipla (MCS), approdata anche sull’entertainment pomeridiano di Rai Uno. “L’obiettivo che ci siamo poste nello scrivere questo libro – afferma la giornalista Patrizia Piolatto, coautrice con Sara – è soprattutto quello di aiutare i malati di MCS. Divulgando la conoscenza della patologia, speriamo che chi ne soffra possa trovare nel modo più rapido le cure adeguate e la comprensione di chi ha vicino”.

Si, perché per sopravvivere, un elettrochemiosensibile è costretto ad arruolarsi in una vera e propria guerra santa, calandosi nel conflitto per l’affermazione dei più elementari diritti di uno stato civile, tutela della salute e della dignità personale, contro ogni discriminazione sull’invalidità: deve combattere per trovare la giusta diagnosi (in Italia pochi medici se ne occupano) e vedersela riconosciuta dall’ASL (urge legge nazionale, non leggi regionali alternate). Un affetto da MCS-Elettrosensibilità non ha un protocollo di accoglienza in Pronto Soccorso (eccetto all’Ospedale Grassi di Ostia) e nemmeno la possibilità di ricovero ospedaliero (servirebbero reparti o strutture inclusive, essendo pericolosa anche la convenzionale strumentazione in dote a medici ed infermieri) ed è costretto all’isolamento sociale per fuggire minacce e insidie inquinanti, dovunque. E poi, come se non bastasse la sofferenza tipica di ogni altra malattia, s’aggiunge la diffidenza, l’incomprensione della gente, la malignità di quanti invece di comprendere l’assurdità del male, nel peggiore dei casi irridono (tesi genesi psichiatrica!) o se ne fregano dei pericoli a cui siamo tutti esposti. Nessuno escluso.

“E’ una sfida che non solo sono pronta ad accettare, ma che sono certa possa portarmi verso mete positive, lungo sentieri che mai avrei pensato di percorrere”. La gestione di un blog per lottare interconnessa e la vetta raggiunta con cibo biologico e aria pulita, tra le alture alpine incontaminate di San Candido (Bolzano), sono medicina, cura e vita nova di Sara. Con la solidarietà del sindaco Tschurtschenthaler (come pure Emiliano a Bari per un caso identico di MCS),  a dimostrazione di quanto almeno le istituzioni locali di prossimità – se vogliono – possono ancora assolvere al compito di accoglienza degli ‘apparentemente’ esclusi dal tessuto sociale, per non lasciare indietro nessuno, tantomeno i malati invisibili. Perché se l’MCS-Elettrosensibilità è un problema medico-sanitario, a maggior ragione è politico e sociale.

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