“Le nutrie, roditori che arrecano ingenti danni all’agricoltura e ai corsi d’acqua, possono essere eliminate su tutto il territorio lombardo, incluse le zone dove è vietata la caccia, anche con le armi da sparo, il gas, le trappole e le armi da lancio individuale“. Questo uno dei passaggi fondamentali delle modifiche alla Legge Regionale 7 ottobre 2002, n.20, approvate dal consiglio regionale lo scorso 25 novembre, per la “eradicazione del roditore dal territorio”. Un animale che da giugno di quest’anno, secondo quanto stabilito da una nota circolare interministeriale emessa dal Ministero della Salute e da quello dell’Agricoltura, non fa più parte della “fauna selvatica”. Tradotto: non è più “protetto” ed è stato declassato a “specie nociva” alla stregua di animali infestanti e dannosi. E quindi può essere “catturato, abbattuto e smaltito”. E addirittura, potrebbe, paradossalmente, anche essere impiegato in competizioni non autorizzate e combattimenti clandestini come precisa un passaggio della Nota che prevede la “non applicabilità della legge 20 luglio 2004, n.189, recante disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”.

Si calcola che siano oltre un milione di esemplari, la maggior parte (180mila) in provincia di Mantova ma molti anche in provincia di Brescia e Cremona. La Lega anti vivisezione italiana (Lav) annuncia battaglia e promette di impugnare la legge regionale: “Hanno inserito – spiega Simone Pavesi, che si occupa del problema nutrie per l’associazione animalista – provvedimenti che di fatto legalizzano il maltrattamento degli animali. Questa legge non risolve il problema nutrie, ma legittima metodi cruenti di uccisione. Con i legali della Lav stiamo decidendo come muoverci per bloccarla”. Secondo Pavesi meglio avrebbe fatto Regione Lombardia a incentivare procedure di contenimento meno violente e più risolutive, come la sterilizzazione.

“Sono più di dieci anni – prosegue l’esponente Lav – che la Lombardia cerca di risolvere il problema delle nutrie, ma non ne viene a capo. Non è uccidendole a ogni costo, con ogni mezzo e a ogni ora che si risolverà il problema del loro proliferare. Solo una campagna di cattura e sterilizzazione porterà a risultati di riduzione del  numero di esemplari. Solo che costa di più rispetto a qualche proiettile“. Certo fa poi sorridere il passaggio relativo alle “armi da lancio individuale, ad esempio le fionde” ritenute idonee per cacciare i roditori. E ci si immagina una scena di caccia fantozziana con cacciatori armati di fionde, archi, frecce e balestre che vanno a stanare le nutrie, anche di notte, per poi colpirle. La nutria è una specie alloctona proveniente dal nord America e, ricordiamolo, importata per motivi economici. Venivano allevate come animali da pelliccia. Poi, rivelatesi un investimento poco redditizio, sono state liberate, alcune sono fuggite, e sono andate a riprodursi e a vivere in quelle zone più simili a quelle da cui provengono. Solo che negli anni sono diventate tantissime, creando problemi all’agricoltura e ai corsi d’acqua.

Con l’ultima piena del fiume Po, di qualche settimana fa, il problema è riemerso poiché le nutrie hanno danneggiato gli argini dove vanno a ricavarsi tane scavando nella terra e indebolendo le strutture di contenimento. Per questo alcuni sindaci hanno emesso ordinanze, prima di questa ulteriore modifica della legge regionale, nelle quali si permette la caccia ai roditori con ogni mezzo e a qualsiasi ora. La Lav ha anche minacciato di denunciare questi sindaci per bracconaggio. Ma il problema rimane e la Regione ha cercato, secondo le parole del relatore delle legge Carlo Malvezzi (Ncd) di mettere ordine “evitando che i singoli si muovano come in passato in ordine sparso e in modo inefficace. Chi teme il far west senza regole e controlli è fuori strada.

Gli autorizzati all’abbattimento sono la “polizia municipale e provinciale, gli agenti venatori volontari, le guardie giurate, gli operatori della vigilanza idraulica, i cacciatori e i proprietari o conduttori dei fondi agricoli in possesso di porto d’armi e con copertura assicurativa. Tutti assoggettati al coordinamento previsto dai piani e ad una adeguata formazione di base”.  Per questo piano di eradicazione e contenimento delle nutrie la Regione ha stanziato, per il 2014,  150mila euro: 55mila per lo smaltimento delle carcasse, 15mila per l’attuazione di metodi di controllo selettivo e 80mila per il finanziamento delle attività di monitoraggio. Ma su questo punto si alza la voce critica del Pd attraverso il consigliere regionale Marco Carra: “La dotazione finanziaria è insufficiente – dice, approvando i principi della legge – soprattutto se si pensa che a bilancio avevamo 480mila euro poi ridotti a 150mila. E questo per l’atteggiamento incomprensibile dell’assessore all’Agricoltura Gianni Fava che in fase di predisposizione della legge si è messo a polemizzare con il governo centrale”. Il voto del consiglio è stato di approvazione quasi unanime. Gli unici ad astenersi i consiglieri del Movimento Cinque Stelle: “Riconosciamo il problema nutrie in Lombardia – ha detto il capogruppo pentastellato Andrea Fiasconaro – e sappiamo che è necessario un piano di contenimento. Ma consentendo la caccia con l’utilizzo di ogni tipo di arma  e a qualsiasi ora si è ecceduto, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini”.

Articolo Precedente

Trivelle all’isola di Levante: mare, natura e piattaforme petrolifere in nome della ‘sostenibilità’

next
Articolo Successivo

next