Ho un solo conto bancario da ormai più di 25 anni. Non ho mai avuto azioni, società offshore e non ho conti esteri. La prima cosa che feci da capo del governo fu chiedere un prestito alla mia banca”, diceva José Sócrates, ex primo ministro e ex segretario del partito socialista portoghese, durante un’intervista rilasciata all’emittente pubblica RTP, nel marzo 2013.

socratesChissà se, in modo decisamente lungimirante, Sócrates dava già avvio alla sua difesa dalle accuse a venire per corruzione, frode fiscale e riciclaggio di denaro, mosse dalla procura di Lisbona, che lo hanno portato venerdì scorso ad essere arrestato mentre scendeva dall’aereo che lo riportava a Lisbona.

A dire il vero, l’ex-primo ministro portoghese, che ha guidato il governo del Paese dal 2005 al 2011, è sempre stata una figura controversa e “chiacchierata”, attraversata non poche volte da molte ombre nel corso degli anni. Già nel 2005, quando era ministro dell’ambiente e deputato del partito socialista, vi furono sospetti circa il suo ruolo nella costruzione di una discarica a Cova da Beira, ma alla fine non ci fu nessun suo coinvolgimento formale nel processo giudiziario. Ma un anno prima, nel 2004, il suo nome già risultava al centro di uno scandalo per la costruzione abusiva di un centro commerciale (Freeport) ad Alcochete, ma anche in questo caso egli non fu formalmente coinvolto nel procedimento.

Il caso però che gli ha tolto gran parte della credibilità pubblica, fu quello sollevato da un’inchiesta del giornale Publico circa la sua laurea in ingegneria civile presso l’Universidade Indipendente, laurea rivelatasi assai sospetta: contraddizioni su timbri e note e, soprattutto, il fatto che quattro dei cinque esami che erano necessari per completare il percorso risultano essere stati sostenuti durante una domenica di agosto. A seguito dello scandalo, l’università messa sotto accusa fu stranamente chiusa quello stesso anno dal ministro dell’istruzione dell’epoca, José Mariano Gago, membro del governo Sócrates, per varie inadempienze.

Sócrates, inoltre, è sempre stata una figura poco amata dai giornalisti, a causa del suo persistente autoritarismo, oltre che per il fatto di aver trascinato a processo almeno nove giornalisti, in seguito assolti, che lo accusavano di voler controllare e censurare i media.

Dunque – si diceva – José Sócrates è attualmente in stato di arresto con l’accusa di frode fiscale, corruzione e riciclaggio, assieme ad un imprenditore, un avvocato e l’autista. Il suo interrogatorio di garanzia è iniziato domenica ed è continuato lunedì. In queste ore si attende di conoscere la richiesta di misura cautelare avanzata dalla procura e, ovviamente, la decisione del giudice sul punto.

Al di là, però, di questi aspetti giudiziari, ci sono quelli politici che sono in parte già evidenti. Ad uscire indebolito da questa vicenda è, ovviamente, il partito socialista, dato per favorito da tutti i sondaggi alle prossime elezioni politiche del 2015. Il nuovo segretario del partito, António Costa, più carismatico del precedente, può essere uno tra coloro che maggiormente potranno accusare il colpo in questo senso, visto che è considerato un politico “molto vicino” a Sócrates, nonostante egli abbia cercato di smarcarsi in più occasioni. L’arresto di Sócrates, però, potrebbe anche spingere l’elettorato socialista a votare ancor più a sinistra, come ad esempio: il Bloco de Esquerda, il Partido Livre o, addirittura, il Partido Comunista. Si impone, pertanto, al PSP, per non essere completamente sconfitto, un’alleanza elettorale con altri partiti, quanto meno, con il Partido Livre, che raccoglie maggiormente l’area della sinistra movimentista e che già spinge in questa direzione.

Se tale alleanza si farà non è sicuro. Di sicuro qui c’è solo il vantaggio che l’attuale capo del governo, Passos Coelho, e l’intero centrodestra portoghese potranno ricavare alle prossime elezioni dallo scandalo giudiziario che ha travolto Sócrates, nonostante le lacrime e il sangue che hanno fatto versare al popolo portoghese, dal 2011 ad oggi, con le loro leggi e misure economiche.

Nel frattempo, la crisi economica si aggrava e colpisce sempre di più la classe che vive di lavoro, la disoccupazione (specie quella giovanile) aumenta e l’emigrazione cresce.

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