Fuga dei soci dalle cooperative friulane. La mala gestio che ha portato al crac le Coop Operaie di Trieste, con tanto di indagine per una presunta falsificazione del bilancio e 17mila persone che attendono di sapere se e quando recupereranno i soldi versati a titolo di “prestito sociale, ha causato una vera e propria corsa agli sportelli. L’ultima a farne le spese è stata la Coop Carnica di Amaro: i suoi 10.400 soci, di cui 3mila con un libretto di deposito, hanno battuto cassa per un totale di 4,5 milioni, facendo sbandare conti già indeboliti dal calo dei consumi e gravati da 20 milioni di investimenti per un nuovo centro logistico che la crisi ha reso inutile. Con il risultato che la cooperativa nata nel 1906 ha dovuto chiedere il concordato preventivo, accordato giovedì dal tribunale di Udine. E l’effetto collaterale di lasciare i soci che volevano riavere i propri risparmi con il cerino in mano, perché ora, come nel caso di Trieste, anche qui i 30 milioni di prestito sono congelati. Una nuova tegola sulla Regione guidata da Debora Serracchiani, responsabile della vigilanza sul settore.
Davanti al buco nel bilancio causato dalle richieste di rimborso, i revisori hanno chiamato in causa la Regione, che dopo lo scandalo di Coop Operaie ha rivisto le norme sulla vigilanza. Il vicepresidente Sergio Bolzonello ha disposto una revisione straordinaria, ancora in corso. Troppo tardi: nel frattempo la strada obbligata è stata quella di chiedere il concordato. La giunta ha aperto un tavolo di crisi e si dice pronta “a supportare politiche di riassetto aziendale che il cda”, presieduto da pochi mesi da Ermanno Collinassi dopo l’uscita di Giacomo Cortiula, rimasto al vertice per 23 anni, “appronterà per elaborare un piano di salvataggio dei negozi, salvaguardando i posti di lavoro (650, ndr) e il prestito sociale”. Dopo l’approvazione della richiesta del concordato, ora ci sono 60 giorni per mettere a punto il piano di risanamento.
La vicenda ovviamente non ha mancato di scatenare nuove polemiche politiche contro la giunta Serracchiani: Barbara Zilli, consigliera regionale della Lega Nord, oltre a chiedere alla Regione di dare “garanzie sul fronte occupazionale” e “assicurare la liquidità agli investitori che tremano per i loro risparmi”, ha messo nel mirino l’intero sistema delle cooperative, che “appartengono a un certo sistema politico”. Secondo Zilli ora il rischio è che “le Coop di Trieste e la Coopca vengano svendute al sistema delle cooperative dell’Emilia Romagna”.
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