Strozzato da oltre 10 milioni di debiti, lo storico Teatro Eliseo di Roma ha abbassato le serrande questa mattina, dopo 114 anni di attività. E’ stato il palcoscenico di Eduardo De Filippo e una delle case della sinistra italiana (qui è stato pronunciato, tra gli altri, il “discorso sull’austerità” di Enrico Berlinguer). Ora la sua gestione rischia di passare nelle mani di Luca Barbareschi, attore ed ex deputato di fede missina. “Questo è tutto da vedere – replica Massimo Monaci, ex direttore e responsabile della Eliseo srl, la società che ha accumulato i debiti -. I tre soci proprietari dell’immobile (tra cui il padre, Vincenzo Monaci, ndr) si devono mettere d’accordo su chi sarà a gestire la struttura. Due terzi sono d’accordo su Barbareschi? Non conta nulla. Lo statuto dice che si decide con una maggioranza di quattro quinti, quindi c’è una situazione di stallo”. Monaci non si sente il responsabile del fallimento dello storico palco romano: “Abbiamo gestito il teatro in perdita negli anni della crisi. Per un po’ abbiamo sostenuto questa perdita, investendo 4 milioni di euro. Ma non sono Berlusconi o Della Valle, quindi ora basta così”. Barbareschi lo ha accusato di aver speso i soldi del FUS (i fondi pubblici per lo spettacolo) per l’azienda vinicola della famiglia, in Toscana: “L’ho querelato – risponde Monaci -. Quei soldi sono andati nella gestione del teatro. Il fatto che arrivi un gruppo di destra a gestire il teatro mi dispiace. La modalità che hanno attuato per estrometterci è stata fascista, aggressiva e violenta”  di Tommaso Rodano

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