Mi scuso con i non giornalisti per queste note dedicate alla nostra categoria. Ma le vicende che hanno riguardato il presidente dell’Istituto previdenziale dei giornalisti (Inpgi), Andrea Camporese, finito sotto inchiesta per lo scandalo Sopaf, di proprietà dei fratelli Magnoni, riguardano un po’ tutti. Per la Procura di Milano Camporese ha aiutato la Sopaf a incassare 7,6 milioni di euro non dovute in seguito all’acquisto delle quote del Fondo immobili pubblici (Fip), pagate dall’ente di previdenza 140mila euro l’una quando in realtà ne valevano 100mila.

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Come riportato da ilfattoquotidiano.it, i pm hanno accertato che il presidente Inpgi era stato ufficialmente messo in guardia dai suoi stessi uomini interni “secondo i quali quello che sembrava un buon affare nascondeva del marcio”. Inoltre, quando la Sopaf nel gennaio 2009 propone l’operazione alla cassa di previdenza dei giornalisti, “non ha alcuna titolarità per farlo visto che non possiede ancora le quote così come non le possiede nemmeno il 19 febbraio 2009, quando l’Inpgi dispone l’acquisto delle quote.

Il presidente Inpgi non ha avuto un guadagno diretto da questa vicenda che, ricordiamolo, è all’esame della magistratura. Però, come ha rivelato ilfattoquotidiano.it, il nome di Camporese compare nel comitato consultivo di Adenium, una società controllata al 100% da Sopaf, con una retribuzione di 25mila euro all’anno per due anni. “Nulla di penalmente rilevante” nota il nostro quotidiano ma, forse, un problema di conflitto di interessi si pone.

Questi i fatti, finora non smentiti, anche perché risultanti dagli atti della magistratura. Di fronte a tutto questo, chiedere al presidente di un Istituto previdenziale di dimettersi per simili notizie è una concessione al “giustizialismo”? Sono in molti a sostenerlo. Chi scrive non ha molto a cuore l’invocazione delle manette. Ma ha a cuore l’irreprensibilità dei comportamenti, la credibilità delle istituzioni presiedute, soprattutto la loro serietà quando si chiedono sacrifici. Lasciamo quindi stare per un momento la richiesta di dimissioni. Ma alcune domande sono lecite.

La prima, è la più evidente: come ha fatto l’Inpgi a finire in una simile vicenda? Come ha fatto a comprare quote di una società che non le possedeva, perché si verificano simili “incidenti”? E’ segno di una gestione oculata, seria, affidabile? I dubbi sono più che leciti.

Come è possibile che il nome di chi guida un importante ente previdenziale finisca nella contabilità, tramite una collaborazione, di una società che è posseduta dalla stessa con cui si stipulano contratti, poi finiti sotto inchiesta giudiziaria? Anche qui, una sfortunata coincidenza?

Come è possibile banalizzare tutto questo nel momento in cui i suoi conti sono fortemente sotto pressione e in cui, non a caso, vengono riviste al ribasso le procedure per l’indennità di disoccupazione. Secondo l’ultima relazione disponibile, “il rapporto tra gli iscritti attivi ed i pensionati nel 2013 continua a scendere, passando dal 2,29 del 2012 al 2,08, mentre il rapporto tra uscite per pensioni Ivs ed entrate per contributi Ivs correnti passa dal 111,6 del 2012 al 123,68 del 2013”. Il presidente vanta, giustamente dal suo punto di vista, un rendimento complessivo della gestione mobiliare del 13,42%, ma non ci sono problemi più di fondo? E non c’è bisogno di essere totalmente insospettabili al riguardo?

Come per il punto precedente, non si pone un problema serio di costi per il funzionamento degli organi collegiali? Secondo l’ultima relazione, questi sono scesi da 1,9 milioni a 1,4. Ma la riduzione “è riconducibile prevalentemente – leggiamo nella relazione – al fatto che nel precedente esercizio si sono svolte le elezioni degli Organi Statutari, con un costo risultato pari a 348 migliaia”. Anche se qualche migliaio di euro è stato comunque ridotto, si tratta di poca cosa. Non a caso, l’indennità del presidente, è di 306.140 euro. In parte, ricordava lo stesso Camporese in una lettera dello scorso anno sempre a ilfattoquotidiano.it, comprende il “ristoro parziale del danno ricevuto essendo in aspettativa non retribuita” e quindi non incidente ai fini pensionistici. Ma è chiaro che si tratta di una cifra cospicua, più alta del compenso del Presidente della Repubblica. Tutto normale?

Non è venuto il momento di imprimere all’Inpgi una gestione francescana? E ancora, ci si può occupare seriamente dell’Istituto di categoria con questi carichi sulle spalle e spiegazioni non date? Si può chiedere seriamente di considerare gli incarichi negli istituti come improntati a uno “spirito di servizio” che non richiede necessariamente compensi paragonabili ai grandi manager? Si può chiedere che di fronte a simili situazioni si faccia un passo a lato per il bene dell’Istituto che si presiede e della categoria intera?

Io non conosco Camporese, non ho motivo per non ritenere che sia una brava persona. Proprio per questo, allora, non sarebbe meglio sospendersi dalla carica in attesa che tutto si chiarisca? Ne avrebbe da guadagnare lui ma soprattutto ne guadagnerebbe l’Istituto previdenziale. Che è un bene collettivo.

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