“Quando la cortina fumogena del dibattito ideologico si abbasserà, vedrete che in molti guarderanno al Jobs Act per quello che è: un provvedimento che non toglie diritti, ma toglie solo alibi. Toglie alibi ai sindacati, toglie alibi alle imprese, toglie alibi ai politici”. Anche Matteo Renzi, alla fine di due giornate tese intorno alla riforma del lavoro, entra nel dibattito e in un colpo solo sembra voler rispondere ai sindacati che si avvicinano allo sciopero del 5 dicembre, alla minoranza Pd che ora si divide nel giudizio sulla riforma del lavoro, al Nuovo Centrodestra che sulla questione ha fatto i fuochi d’artificio. In sintesi dice il presidente del Consiglio nella sua e-news “deve essere chiaro fin da adesso che dal 2015 sarà più facile assumere e più conveniente dal punto di vista economico”. Per Renzi “se riusciremo a spostare attenzione dall’austerità alla crescita, cambiando il paradigma economico dominante di questi anni di crisi, la ricaduta sulla vita delle persone in posti di lavoro e capacità di spesa sarà evidente. Qualcosa piano piano si sta muovendo”: dal 2007 al 2013 “l’Italia ha perso poco meno di un milione di posti. Negli ultimi sei mesi abbiamo recuperato poco più di 150mila. Ancora poco. Ma è un primo segno di inversione di tendenza che va incoraggiato innanzitutto attraverso le riforme”.

Dal lavoro al pacchetto di provvedimenti economici il passo è breve. Per il capo del governo “la legge di stabilità si sta occupando di restituire fiducia: si riducono le tasse in modo stabile e strutturato, a partire dalla stabilizzazione degli 80 euro e dalla riduzione delle imposte per chi crea lavoro”. Renzi spiega anche di aver “cercato di sottrarre” la manovra alla competenza esclusiva degli addetti ai lavori coinvolgendo i cittadini anche se so che non è semplicissimo addentrarsi nell’elenco dei commi e degli emendamenti. Ma chi volesse dare un occhio alle linee di indirizzo e dirmi che ne pensa mi fa un piacere: matteo@governo.it”.

Poi ci sono le altre riforme centrali nell’azione di governo, quella elettorale e quelle istituzionali. Quest’ultima, dice il presidente del Consiglio, “sarà approvata in seconda lettura dalla Camera entro il mese di gennaio. La legge elettorale sarà approvata dal Senato entro l’anno. L’Italicum prevederà alcune modifiche, come annunciato: il ballottaggio scatterà se nessuno prende almeno il 40% (anziché il 37%). Il premio andrà alla lista anziché alla coalizione e questo rafforzerà molto la compattezza della maggioranza. Di conseguenza la soglia di accesso alla ripartizione dei seggi sarà unica e abbassata al 3%“. Tutte cose che oggi la relatrice del testo Anna Finocchiaro ha illustrato ai colleghi della commissione Affari costituzionali del Senato dove è stato incardinato l’Italicum. “Eviteremo anche – prosegue Renzi – i candidati sconosciuti nascosti dentro liste-lenzuolate: ognuno dei 100 collegi avrà un capolista secco (almeno 40 dovranno essere donne) e la possibilità di indicare con le preferenze gli altri candidati”. “Mi pare che sia un ottimo traguardo – conclude – che consentirà di avere candidati riconoscibili, certezza di un vincitore, una maggioranza stabile non ricattata dai piccoli partiti”.

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