sonic highways“Ogni città ha un suono e ogni suono ha la sua storia”. È il pensiero che ha ispirato Dave Grohl nel concepire Sonic Highways, il nuovo lavoro dei Foo Fighters, l’ottavo registrato in studio, prodotto sotto la supervisione di Butch Vig, colui che portò al successo planetario i Nirvana. Si tratta di un evento speciale: la band fondata dall’ex batterista, nel 2015 festeggerà i primi vent’anni di vita; un anniversario che i Foos commemorano, oltreché con un nuovo disco, anche con la realizzazione di un documentario che mostra l’odissea vissuta dal gruppo nella produzione del nuovo album. Nel corso del 2013, una troupe del canale televisivo HBO ha accompagnato in otto città americane, considerate capitali della musica rock mondiale, la band durante le registrazioni dei nuovi brani, dando vita a una vera e propria serie tv, con la regia dello stesso Dave Grohl e suddivisa in otto puntate, come il numero dei brani che compongono Sonic Highways. In Italia è possibile vedere le otto puntate su Sky Arte.

Si parte da Chicago, la culla della musica jazz e del blues, ma anche la città di Buddy Guy, leggenda vivente dell’electric blues americano che qui possiede un rinomato bar. Per comprenderne lo spessore, basta dire che Buddy Guy è per Eric Clapton quel che Elvis è stato per molti altri. È di lui che parla Something from Nothing, il pezzo d’apertura che è forse il migliore delle 8 tracce. Il verso “A button on a string, and I heard everything” riecheggia il passato del chitarrista, quando era solo un povero ragazzo di colore squattrinato, che dalla corda di una chitarra, toccandola, poteva sentire ogni cosa.

Da Chicago, i Foo Fighters volano a Washington D.C. per incidere The Feast and the Famine, brano suonato in classico stile Foos, il cui testo si rifà alle sommosse che seguirono alla notizia dell’assassinio di Martin Luther King. Dopo le registrazioni, Dave Grohl ne ha approfittato per intervistare una delle icone del punk rock di Washington D.C, Ian MacKaye, leader dei Fugazi. L’unico – a detta di Joe Strummer dei Clash – ad aver preso sul serio questa storia del punk fin dall’inizio”.

A Nashville, quartier generale di una delle più grandi aziende produttrici di chitarre, la Gibson, e luogo scelto da Elvis Presley come base artistico-compositiva, i Foo Fighters incidono Congregation. È da questo brano che si capisce che Sonic Highways, nonostante sia stato declamato come “una dichiarazione d’amore alla musica americana” in fatto di stile non si discosta di un millimetro dalle passate produzioni della band. Del resto, l’aveva detto Dave che “queste città e queste persone ci hanno portati ad allargare i nostri orizzonti e a esplorare nuovi territori musicali, ma senza farci perdere il nostro sound”.

Dalla City of Music, i Foo Fighters fanno tappa a Austin dove incidono, assieme al chitarrista Gary Clark Jr, la bella What Did I Do? God as my Witness, brano diviso in due parti, che richiama il sound delle prime band alternative rock degli Anni 80, a cui da sempre i Foos strizzano l’occhio. Ad Austin avviene anche l’incontro con uno degli eroi della canzone americana, Willie Nelson, il cui nome è stato inserito nella Songwriters Hall of Fame. Dal Texas si giunge a Los Angeles, per registrare il quinto brano del disco, Outside. Il contributo di Joe Walsh degli Eagles che compare nel brano, però, risulta quasi irrilevante, in fondo è sempre il sound dei Foos a prevalere.

A New Orleans viene incisa In the clear, costruita secondo i canoni stilistici che oggi vanno per la maggiore con cori inclusi; per fortuna seguono due brani che rialzano il livello: Subterranean, il pezzo più intimista dell’album, registrato presso i Lang Studios, nella patria del Grunge: Seattle, là dove tutto ebbe inizio. Il testo, infatti, è ispirato alla fine dei Nirvana: “Seattle è la città in cui la mia vita è cambiata con i Nirvana e si è completata con i Foo Fighters. Questi studi hanno ospitato l’ultima registrazione dei Nirvana, poco tempo dopo Kurt morì. Subterranean parla proprio di questo”, ha spiegato Grohl. Chiude l’album I am a River, pezzo lungo 7 minuti dalle atmosfere psichedeliche ed evocative, inciso a New York, la tappa finale della serie tv e anche dell’album che si candida a essere il migliore di questo 2014. VivE Le rOck!

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