E’ difficile scrivere, con quel che sta succedendo in queste ore in Liguria, ma non solo, per gli effetti del maltempo e delle violente e ripetute perturbazioni. Molte cose le abbiamo già dette in precedenti post che non stiamo a ribadire, ma vediamo un attimo di riflettere alla luce degli ultimi eventi meteorologici estremi.

Cominciamo da questo; da cosa sono dovute piogge così intense? Ovviamente dalla situazione meteorologica, la configurazione sinottica, ovvero la disposizione delle isobare e altri particolari tecnici è quella tipica delle situazioni da piogge intense. La componente meteorologica è però solo l’aspetto diretto del problema. D’altronde non è solo colpa di tronchi abbandonati o mancata pulizia (o per opposto deforestazione) dei fiumi. Occorre una visione per così dire olistica, non tuttologa ma senz’altro multidisciplinare dei problemi.

Anzitutto, sappiamo, lo stato del territorio, il dissesto idrogeologico; senz’altro e soprattutto, per la Liguria, la cementificazione selvaggia del territorio, con case, fabbriche e infrastrutture a ridosso dei fiumi. Basta questo video per rendere l’idea; non sappiamo dire, noi, se quell’area o cantiere avessero le carte in regola, probabilmente sì e senz’altro ce l’hanno molte case, strade, parcheggi, ristoranti ecc…inondati. Ebbene, i cittadini dovrebbero essere doverosamente informati e a loro volta prendere atto che non basta una licenza edilizia per essere al sicuro. Il clima sta cambiando sotto i nostri occhi e il territorio dissestato fa il resto. Ciò che vale in passato, già lo avevamo detto ma va ribadito, non vale più oggi e ancor meno varrà in futuro.

E riguardo il clima, se per la terza (o quarta? o quinta?) volta in meno di un mese una regione è flagellata da piogge molto abbondanti, di per sé non forse eccezionali ma senz’altro che si sono ripetute a catena, c’è qualcosa che non va. Ribadiamo nuovamente che non è vero che ci sono inondazioni per “quattro gocce di pioggia”. Non stiamo a snocciolare qua dati, ma alcuni confronti. A Genova in meno di un mese è piovuto più di quanto dovrebbe piovere, mediamente, in un intero anno; in singoli episodi ci sono state piogge di 300-400 mm, talvolta in poche ore, valori degni, veramente, di aree monsoniche o cicloni tropicali. Poi, se si riempiono d’acqua i grandi laghi come il Maggiore il lago di Como, ed anche il “grande fiume”, il Po, è chiaro che di pioggia ne è caduta troppa.

Tutto questo, dice la scienza, non può essere “attribuito” direttamente ai cambiamenti climatici, ma corrisponde proprio agli scenari conseguenti che ci si aspetta dal climate change. L’American Meteorological Society ha recentemente pubblicato un report, sull’anno 2013, dove per molti eventi catastrofici nel pianeta è stata dimostrata una probabile concausa nei cambiamenti climatici.

Tutto questo ovviamente non intende nè deve giustificare colpe, mancanze e responsabilità ed anzi sono un’aggravante per l’inazione al riguardo a tutti i livelli, da quelli locali a quelli dei “potenti” del pianeta, ma anche dei singoli, ed anche del mondo economico. Certo, la burocrazia non va bene, e tutti corrono a lamentarsi se non viene autorizzato, che so, un centro commerciale o solo uno scantinato a casa propria. La burocrazia dovrebbe essere snella, ma chiara. Ergo, deve adeguarsi ai cambiamenti climatici; se in un posto non si deve costruire, NON deve essere autorizzato, e in qualche caso occorrerebbe, non facile, spostare interi insediamenti.

Una riflessione merita poi l’episodio della caserma dei Vigili del Fuoco di Albenga, allagata. Come per la centrale Telecom allagata a Parma, che ha messo ko per giorni i cellulari Tim in mezza Emilia, questi sono classici casi di cosa è la strana parola, oggi sempre più di moda, resilienza. O meglio, sono esempi di cose da NON fare per essere resilienti. Strutture strategiche in posti sbagliati e magari, come la centrale Telecom di Parma, cruciali per aree molto vaste.

Dunque, prendiamo atto dei vari problemi, cause e concause delle alluvioni. Abbandono delle montagne e dei boschi, cementificazione, dissesto del territorio, mancanza di manutenzione corretta, scelte sbagliate varie, ecc. Se a tutto questo aggiungiamo i cambiamenti climatici, che sono una sorta di “colpo di grazia”, “conditi con la crisi economica che rende difficoltoso spendere i soldi (per inciso, ci sono ma vanno sprecati altrove, esempio grandi opere) e magari un domani non lontano la crisi energetica conseguente il peak oil, abbiamo una vera e propria “tempesta perfetta” che fa delle alluvioni una “nuova normalità”.

Diciamolo chiaro, prima di sistemare tutto questo occorrerà tempo e con questa situazione dovremo convivere a lungo.

Articolo Precedente

Petrolio: cosa resterà del golfo di Taranto?

next
Articolo Successivo

Domeniche ecologiche a Roma: inutili e pure un po’ ipocrite

next