Strani giorni, diceva una canzone di Battiato, viviamo strani giorni. O per dirla con un vecchio adagio: il mondo va tutto alla rovescia. Perché? Andiamo per ordine.

Ha fatto notizia, proprio questa settimana, la lettera (seguita poi dalle scuse) che la curia milanese ha mandato agli insegnanti di religione per “schedare” – mai espressione fu più infelicemente adatta – quelle scuole che avviano percorsi di lotta all’omofobia e alle discriminazioni. Evidentemente qualcuno, nei sacri palazzi del capoluogo lombardo, vive come un pericolo certe battaglie per fare anche del nostro paese la provincia di un mondo più giusto. E questa battaglia, sia chiaro una volta per tutte, non tende a confondere ruoli e “gusti sessuali”, non aspira ad abbattere la differenza tra maschi e femmine (anzi!) e non vuole distruggere le famiglie. I progetti di educazione alle differenze, semmai, mirano a destrutturare gli stereotipi di genere. Quelli per cui se nasci donna, secondo un certo tipo di pensiero, ci si aspetta che tu debba per forza sposarti (e per qualcuno/a, anche essere sottomessa) o fare mestieri di un certo tipo. Pregiudizi per cui se sei un maschietto e non ami il calcio, sei automaticamente “frocio”. Idee malsane per cui se ami una persona del tuo stesso sesso devi essere discriminato e picchiato. Questo insegna il cosiddetto “gender”. Chissà perché ai vescovi fa così paura…

Costruiamo-CasArcobalenoE se a Milano la prospettiva di una società più giusta terrorizza i nostri guardiani della fede, a Torino per fortuna arrivano segnali nettamente opposti. Da qualche settimana è in cantiere una realtà di aggregazione sociale, la CasArcobaleno, “un polo integrato di servizi di interesse pubblico rivolti alla popolazione Lgbt (lesbica, gay, bisessuale e transessuale) e di servizi diretti alla popolazione cittadina creati dalla popolazione Lgbt e non solo”, si legge sul sito, “un luogo che mette in rete e in cui lavoreranno insieme associazioni Lgbt e NON Lgbt”. La sede è in via Lanino 3, nel quartiere multietnico di Porta Palazzo.

La gay community, in buona sostanza, non solo ha trovato una casa – e l’ha presentata il 5 novembre alla Scuola Holden, incassando il plauso di rappresentanti istituzionali come Ilda Curti, Antonella Parigi e Monica Cerutti, assessore comunali – ma l’ha già aperta alla cittadinanza tutta, proprio al fine di costruire una società più integrata, dove le differenze non vengono osteggiate perché tali, ma cercano di amalgamarsi, come i colori della bandiera rainbow, allo scopo di costruire una realtà in cui tutti e tutte possano trovare piena cittadinanza. Ed è per questo che ben quattordici associazioni sostengono questo progetto, da Arcigay e Quore (realtà Lgbt) a Coogen, il coordinamento dei genitori, e a Giovani Senza Frontiere dell’Università di Torino, l’associazione studentesca per la promozione dei diritti umani e il contrasto di ogni forma di discriminazione, solo per citarne alcune.

Parte del lavoro è già stato fatto, ma la nuova sede ha bisogno di ulteriori migliorie (come la ristrutturazione di alcuni locali, dei servizi sanitari per le persone disabili, ecc) e per questa ragione è partita la campagna di crowdfunding attraverso una piattaforma specifica dove chiunque può lasciare la sua donazione. Per ogni contributo versato è per altro prevista una ricompensa simbolica: dalla spilletta dell’associazione al mattone colorato, lo stesso che si vede nel video promozionale dove un aitante muratore attraversa in bici Torino per raccogliere i materiali per costruire la casa di tutti e tutte.

Tornando all’apertura di queste mie riflessioni sparse del sabato mattina, viviamo strani giorni. Quelli che vedono le istituzioni cattoliche, custodi di un messaggio che dovrebbe essere di accoglienza (ricordate quella storia di Gesù e i Vangeli, ad esempio?) compilare, invece, liste dalle dubbie finalità; e dall’altra parte coloro dipinti da sempre come “reietti”, rispetto al tradizionale concetto di società, che abbattono gli steccati del sospetto, padre di ogni discriminazione, per cercare di costruire un mondo che abbracci davvero chiunque, a prescindere dalle differenze che possono esserci, secondo quella che è la natura umana. Come è scritto per altro nell’articolo 3 della nostra Costituzione, a ben vedere. E di fronte a tutto questo, la domanda vien da sé: forse un mondo che va al contrario, rispetto a quello che ci hanno detto fino ad oggi, è un mondo che ha trovato la giusta direzione?

Articolo Precedente

Schedatura degli istituti pro-gay: cara Curia di Milano le tue scuse non sono accettabili!

next
Articolo Successivo

“Morire di petrolio”: in un libro la vittoria dei cittadini contro la Tamoil a Cremona

next