Sei uomini, dietro i quali si potrebbe nascondere il segreto della morte di Elena Ceste. È questo infatti il numero di persone che negli ultimi due anni sono entrate in contatto con l’analista chimica di Torino, scomparsa il 24 gennaio dalla sua casa di Castiglione d’Asti e il cui cadavere è stato ritrovato il 18 ottobre scorso in un canale a poche centinaia di metri dall’abitazione dove abitava con i quattro figli e il marito Michele Buoninconti, unico indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere.

I sei nomi (quattro già noti, due no) saltano fuori – riporta La Stampa – dall’analisi dei tabulati telefonici delle schede Sim. Al momento non risultano indagati dalla procura di Asti, che coordina le indagini dei carabinieri. E nessuno di loro è sospettato di avere avuto un ruolo nell’omicidio. I loro alibi reggono. E gli investigatori devono ancora chiarire quanti, all’interno della famiglia Buoninconti, utilizzassero le Sim e i telefoni di casa. Ma è sulle loro figure che si sta concentrando il lavoro dei detective dell’Arma che stanno scandagliando la presunta doppia vita della 37enne. Perché forse è tra questa ragnatela di contatti che si cela il movente della sua morte.

I due uomini che non erano ancora emersi dalle indagini sono un 44enne di Torino e un 63enne, amico del padre della Ceste. Gli altri già conosciuti sono Paolo Lanzilli, ex compagno si scuola con cui la 37enne aveva di nuovo riallacciato un rapporto dopo la pubblicazione su Facebook di una fotografia delle elementari. “Solo un’amicizia”, ha spiegato Lanzilli agli investigatori. Poi c’è Gian Domenico A., di Torino, altro ex compagno di scuola. Ma per ora, l’unica relazione accertata è quella tra Elena e Antonio R., artigiano di Settimo Torinese, risalente all’estate del 2013. L’altro dei quattro uomini è Damiano S., muratore e padre di un compagno di scuola del figlio, a cui Elena era legata da un’amicizia profonda. Come testimoniano le decine di telefonate, alcune delle quali effettuate poche ore prima della scomparsa. Una relazione di cui il marito era a conoscenza. Ma passiamo ai due nuovi profili su cui si stanno concentrando gli inquirenti. Il più interessante è quello di un possibile collega di Michele Buoninconti, vigile del fuoco ad Asti, che avrebbe attivato il servizio “You and me” della sua Sim con quella di Elena. Ma quella scheda – riporta il quotidiano torinese –  era stata attivata dal marito che, registrandosi sul sito del gestore telefonico con una password, avrebbe potuto controllare tutto il traffico telefonico (telefonate e messaggi) in entrata e in uscita della moglie. L’altro uomo entrato nella rete di Elena è un 63enne, vecchio amico di famiglia della donna.

Ma oltre ai nuovi personaggi che sono entrati in gioco in questa storia, gli investigatori hanno scoperto un altro particolare inquietante: Elena Ceste si era accorta che qualcuno aveva rubato la sua password di Facebook, si era introdotto nel suo profilo, intratteneva conversazioni con suoi amici. E aveva letto la sua chat privata. Altri tasselli da aggiungere al mosaico segreto di Elena e della sua morte.

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