Registra i primi veri grattacapi quella che sarà tra le isole pedonali più grandi d’Europa, il quartiere residenziale che dovrà rappresentare il vero lustro della Milano del futuro: CityLife. È arrivata, contro la società immobiliare di proprietà delle Assicurazioni Generali, la prima sentenza per “inadempimento”, a seguito di una causa promossa presso il Tribunale di Milano da un acquirente che aveva dimostrato interesse per un appartamento pagando una salata caparra e che poi si era visto slittare la consegna di quasi un anno rispetto alla data pattuita.

Il Tribunale civile ordinario di Milano, Quinta sezione, nella persona del giudice Pierpaolo Gori, lo scorso luglio ha condannato CityLife “a pagare la somma di un milione e duecento mila euro, pari al doppio della caparra confirmatoria versata”. Sempre il giudice ha dichiarato “il grave inadempimento alle obbligazioni discendenti dal contratto preliminare di compravendita immobiliare stipulato inter partes il 18 novembre 2011, imputabile a CityLife Spa”. La notizia è venuta a galla solo in questi giorni.

Il “promesso” acquirente, proponente la causa, aveva dichiarato di voler acquistare un appartamento con box nel “lotto Hadid”, la torre realizzata dall’archistar Zaha Hadid che si affaccia su Largo Domodossola, e per questo motivo aveva versato una caparra di 600mila euro. L’immobiliare gli aveva prospettato la consegna per giugno 2012. Poi era stata spostata a luglio 2013. Un ritardo inaccettabile per il promissario acquirente, che ha deciso di citare in giudizio CityLife.

“Una sentenza che farà scuola”, commenta Gianmario Mocera, presidente di Federconsumatori Lombardia, da tempo impegnato con la sua associazione in una vertenza contro CityLife. L’associazione sta infatti seguendo altri acquirenti che hanno sborsato cifre considerevoli ma si sono visti cambiare in corsa alcuni termini contrattuali. “Sono passati dai nostri uffici più di 50 persone”, spiega Mocera, che aggiunge: “CityLife ha venduto agli acquirenti un progetto complessivo che si sarebbe dovuto chiudere entro il 2015, in occasione di Expo. Ma nel 2013 la società ha chiesto al Comune di Milano di spostare la data di chiusura delle pratiche relative al cantiere al 2023. Di fatto significa che i lavori potrebbero terminare anche nei 3 o 4 anni successivi a tale ultima data. Come Federconsumatori nel 2013 abbiamo allora deciso di presentare un esposto per pratiche commerciali scorrette all’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato. Qualche mese fa l’Autorità ci ha dato ragione, rendendo obbligatorio il risarcimento da ritardo proposto da CityLife verso gli acquirenti, pari ad un interesse del 2,5 per cento sulle somme versate come anticipo”. “Oggi a quel provvedimento – termina Mocera – si aggiunge la sentenza di un Tribunale civile. Quanto costerà cara a CityLife tutta questa partita?”.

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