Alla direzione centrale per gli Affari generali della Polizia di Stato del Viminale lo hanno definito «Progetto di rimodulazione delle specialità e delle unità speciali». Titolo in burocratese del piano di ristrutturazione che i sindacati hanno subito tradotto in italiano corrente: «Tagli selvaggi». Prima eloquente anticipazione del parere formale che le associazioni di categoria dovranno esprimere nei prossimi giorni. Fondata essenzialmente su un dato che, nelle 28 pagine del piano di interventi trasmesso alle organizzazioni sindacali solo qualche giorno fa, salta subito agli occhi: la sforbiciata, effetto della «rimodulazione», che cancellerà 253 degli attuali 974 presidi sul territorio nazionale, oltre il 25 per cento del totale. Polizia stradale, polizia postale, polizia ferroviaria, squadre nautiche, polizia di frontiera sono le più colpite. Una spallata ai già precari standard di sicurezza che sta facendo scattare l’allarme tra gli operatori. «Parliamoci chiaro», accusa Felice Romano, segretario generale del Sindacato italiano unitario lavoratori polizia (Siulp), «noi siamo i primi a sostenere la necessità di una revisione nella distribuzione dei presidi di Polizia, ma qui siamo di fronte a una proposta di chiusure indiscriminate e senza alcuna logica»

Incognita sicurezza. Insomma, una vera e propria mannaia, che si abbatte sulla Polizia di Stato dopo il duro braccio di ferro con il governo sul blocco degli stipendi andato in scena giusto un paio di mesi fa. «Riceverò gli agenti di polizia, ma non accetterò ricatti», aveva detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il 5 settembre, dopo la minaccia di sciopero generale da parte dei sindacati. Che sia arrivata l’ora della vendetta? «Non confondiamo i piani, qui si tratta di una proposta che arriva dall’amministrazione e che non c’entra nulla con il governo», precisa il segretario generale Sindacato italiano lavoratori Polizia (Silp-Cgil), Daniele Tissone, «Piuttosto, sul fronte dell’esecutivo, temo le conseguenze dell’abolizione delle Province e dei relativi effetti sul riordino delle Prefetture e delle Questure, dal momento che siamo già sotto organico di circa 22mila unità: sarà solo la Polizia di Stato a pagare il prezzo della riorganizzazione o magari sarà il caso si sedersi con calma a ragionare?».

Allarme condiviso anche da Gianni Meuti, segretario generale di Sicurezza e diritti (Sed): «Una proposta segnata dalla totale mancanza di coordinamento tra i diversi corpi di polizia e ancor più grave tenuto conto che i suoi effetti andranno a sommarsi alla carenza di personale che, per effetto del turn over al 55 per cento (ogni 100 poliziotti pensionati se ne possono assumere solo 55), andrà ulteriormente ad acuirsi nei prossimi anni. Il risparmio non si può fare a danno della sicurezza dei cittadini». Ma cosa prevede nel dettaglio il piano preparato dalla direzione centrale del Viminale?

Agenti fuori strada. Il progetto prevede di ridurre gli attuali 407 presidi di Polizia Stradale a 373, attraverso la soppressione di 2 compartimenti, 23 distaccamenti, una sottosezione e 3 reparti di intervento, oltre all’accorpamento di 4 distaccamenti e di una sottosezione. «Un progetto scellerato», lo definisce Romano, «perché in questo modo la Polizia taglia su se stessa senza sapere cosa succede negli altri corpi». Il rischio, secondo il Siulp, lungi dal garantire un sistema più efficiente, è quello di renderlo «monco» dal punto di vista delle sinergie con le altre forze di polizia. «Faccio un esempio: in Sardegna si prevede di sopprimere il distaccamento della stradale di Orosei, che copre attualmente una vasta area di decine di chilometri quadrati, mentre si lascia quello di Siniscola, 37 chilometri da Orosei, dove c’è anche una stazione dei Carabinieri», continua il segretario del Siulp. Ancora: «A Roma, solo nella zona del Viminale, ci sono 4 commissariati e almeno altrettante stazioni dei Carabinieri, ma invece di intervenire su queste situazioni si lasciano del tutto scoperte intere aree del Paese». Morale: «E’ la prova», affermano al Siulp, «che manca del tutto quel coordinamento che sarebbe invece necessario per evitare sovrapposizioni nella distribuzione dei presidi».

Falle telematiche. Ancora più eloquente l’ipotesi di intervento sulla Polizia Postale: i 101 presidi attuali si ridurrebbero a 27. Lasciando in piedi i 20 compartimenti (uno in ogni regione) nelle sedi delle Procure distrettuali o delle Corti d’Appello, ed eliminando 73 delle 80 sezioni esistenti (ad eccezione di quelle di Brescia, Caltanissetta, Catanzaro, L’Aquila, Lecce, Messina e Salerno), oltre all’unica sezione oggi operativa presso il Garante delle Comunicazioni. «Un’ulteriore ipotesi di intervento priva di logica», prosegue Romano: «A parte il fatto che sui reati commessi a mezzo Internet, cioè in una realtà virtuale, parlare di competenza territoriale è del tutto aleatorio, è già facile prevedere quali saranno le conseguenze». Poniamo il caso che una vittima di stalking telematico sporga denuncia a Roma e si accerti che lo stalker ha agito da Faenza. «La Procura della Capitale delegherà le forze dell’ordine di Faenza per gli atti di indagine in loco», spiega il numero uno del Siulp, «dove però mancheranno le professionalità specifiche necessarie agli accertamenti finalizzati all’individuazione del responsabile». Poi c’è un’altra questione. «Dei compiti di polizia informatica ci occupiamo noi e la Guardia di Finanza», fa notare Tissone del Silp: «Sulla sovrapposizione dei ruoli serve chiarezza anche perché si rischia di disperdere un patrimonio di alta professionalità».

Squadra nautica alla deriva. Mannaia anche sulle unità speciali: da 187 a 118 presidi. Per effetto, principalmente, della cancellazione totale delle squadre nautiche che passano da 50 a zero, della riduzione da 5 ad una delle squadre sommozzatori, da 49 a 44 dei nuclei artificieri e da 15 a 4 delle squadre a cavallo. «Anche in questo caso si è seguita la strada opposta rispetto alla logica», accusa ancora Romano: «Si sostiene che non ci siano più i soldi per mantenere le imbarcazioni ed è pacifico che, in una situazione in cui le squadre nautiche della Polizia si sovrappongono a quelle dei Carabinieri, della Guardia di Finanzia, dei Vigili del Fuoco e delle Capitanerie di Porto, non possiamo permetterci di mantenere la situazione attuale». Ma la soluzione suggerita dal Siulp va in un’altra direzione rispetto a quella prospettata dal Viminale: «Piuttosto che chiudere del tutto i presidi della Polizia di Stato, non sarebbe meglio che su una stessa imbarcazione ci fosse un poliziotto, un carabiniere e un militare della Finanza? Ma invece di puntare su un coordinamento interforze, anche in questo caso si preferisce abbandonare a se stesse intere aree del territorio nazionale».

Tagli alle frontiere. Cinghia tirata anche per la Polizia Ferroviaria, che perderebbe 49 presidi, passando da 212 a 163. Ridotti di oltre un terzo (da 67 a 40), invece, i presidi della Polizia di Frontiera. Per effetto, innanzitutto dell’azzeramento degli 11 uffici e delle 5 sottosezioni di Polizia di frontiera terrestre, trasformati, stando alla proposta, in altrettanti posti di Polizia alle dipendenze delle Questure. «Due settori che sono in prima linea nella gestione della sicurezza», sottolinea Meuti: «Quanto alla Polfer, bene chiudere dove si può, ma a patto che il personale venga reimpiegato nello stesso comparto, nel caso della Polizia di Frontiera, invece, si prospetta uno spostamento delle competenze verso le Questure, con il rischio di disperdere la specificità delle professionalità impiegate in questo delicato ambito».

Twitter: @Antonio_Pitoni

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