Dopo una vita a vincere e farsi odiare, Fabio Capello aveva chiaro in testa come e quando chiudere la sua straordinaria carriera. “Allenerò fino al 2018, a 71 anni si può anche smettere” aveva detto l’allenatore friulano a fine aprile. Poche settimane prima aveva messo la sua firma su un contratto quadriennale da ct della nazionale russa. Un contratto da 30 milioni di euro, che faceva di lui il commissario tecnico più pagato del pianeta. Altrettante settimane dopo la federcalcio russa bonificò l’ultimo stipendio, con grande tempismo sull’imbarco della spedizione mondiale. Risultato: sono cinque mesi che Capello non riceve compensi e ora la questione è diventata un caso diplomatico.

“Non abbiamo i soldi per pagare il mister. È una situazione sgradevole: a suo tempo nessuno ha pensato al modo per finanziare l’accordo economico, ora stiamo cercando di reperire i fondi” ha detto Sergej Stepashin, membro del comitato esecutivo della federazione di Mosca. Stepashin non è un burocrate qualsiasi: tra il 1994 e il 1995 è stato direttore dell’Fsb, l’erede del Kgb, poi assunse diversi ruoli nel governo Eltsin, fino alla nomina a primo ministro nel 1999. Nelle sue dichiarazioni all’agenzia di stampa Interfax, Stepashin ha introdotto un concetto fondamentale: “Credo che il pagamento debba basarsi sui risultati – ha spiegato – Questo è un uso efficiente del denaro pubblico”.

Con altro lessico ha fatto sue le parole del vicepresidente della Duma Vladimir Zhirinovsky, secondo cui “Capello è un ladro e dovrebbe restituire lo stipendio”. Non sono molti a credere alla mancanza di liquidità della federcalcio: negli ultimi anni Vladimir Putin e i suoi fedeli oligarchi hanno più volte dimostrato la propria disponibilità a investire nel pallone. Nel 2018 Mosca, San Pietroburgo e le altre città russe ospiteranno il loro primo Mondiale e gli investimenti nelle infrastrutture, così come quelli finalizzati alla crescita di talenti locali, sono in costante aumento. La verità è un’altra: i rapporti tra Fabio Capello e la Russia si sono incrinati dopo la disastrosa esperienza brasiliana. Dzagoev e compagni hanno raccolto solo due punti in un girone non impossibile e sono tornati a casa senza gloria.

Un ridimensionamento feroce per un paese che si vive con smisurato orgoglio, che ha avuto due effetti: suonare l’allarme in vista del 2018 e riportare in prima pagina il dibattito sul contratto milionario dell’allenatore italiano. La sensazione è che Mosca se ne libererebbe all’istante, se questo non comportasse il pagamento di una penale a sette zeri. Capello è stato raggiunto dalla bufera in Austria, dove è in ritiro per preparare il match di qualificazione agli Europei. Una sfida delicata per la Russia, già costretta a inseguire dopo i pareggi con Svezia e Moldavia. Intanto sono arrivati i primi ammutinamenti: Massimo Neri e Cristian Panucci hanno rifiutato la convocazione e non si sono presentati al ritiro sulle Alpi. Il primo è lo storico preparatore atletico di Fabio Capello, il secondo lo assiste negli allenamenti. Come tutti i membri dello staff italiano sono a secco di assegni da mesi e hanno deciso di abbandonare l’impresa. Resta da capire cosa farà don Fabio, visto che nessuno ha preso sul serio le parole di Stepashin e la sua promessa di “sistemare la questione dei pagamenti entro il fine settimana”. Il cammino del ct più pagato al mondo verso la pensione è più tortuoso e meno danaroso del previsto.

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