Il Movimento 5 Stelle sferra un doppio attacco contro i sussidi riconosciuti al rigassificatore Olt, il terminale al largo della costa livornese destinato a riportare il gas liquido (Gnl) allo stato gassoso per poi immetterlo nella rete nazionale. I senatori pentastellati Gianluca Castaldi, Gianni Girotto e Vito Petrocelli si sono rivolti direttamente all’Antitrust con un esposto e al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi con un’interrogazione. Nel mirino finisce il recente decreto del governo con il quale l’impianto viene riconosciuto “infrastruttura strategica e indispensabile per la sicurezza del sistema nazionale del gas”, concedendogli il diritto a una garanzia sui ricavi, il cosiddetto “fattore di garanzia”. In sostanza il terminale galleggiante, controllato da Iren ed E.On, gode di una tariffa sicura (fino a un massimo del 64% del corrispettivo previsto) anche in caso di inattività, come ora. L’operazione, va da sé, è finanziata attraverso un aumento della bolletta del gas, che l’Autorità per l’energia stima in 45 milioni di euro per il periodo 2013-2014. Un modo per ripagare buona parte degli investimenti delle società e azzerare il rischio d’impresa.

Nell’esposto all’Antitrust i tre senatori auspicano l’apertura di un’istruttoria per “comportamenti lesivi di diritti ed interessi dei consumatori”. E chiedono anche di vigilare “affinché il fattore di garanzia riconosciuto non venga impiegato come un aiuto di Stato che favorisce un’impresa o minaccia di falsare la concorrenza”. E “affinché non si verifichino arricchimenti anomali da parte di taluni operatori a scapito di altri e, soprattutto, a scapito dei consumatori finali”.

La ciliegina sulla torta, secondo il M5S, è che il terminale galleggiante, inaugurato a dicembre 2013 dopo oltre 10 anni di attesa per ottenere l’autorizzazione, risulta ancora fermo per mancanza di domanda. Nessun contratto è stato ancora stipulato. I dati del ministero stesso mostrano che da gennaio 2013 al gennaio 2014 a Livorno non vi è stata alcuna attività. I consumi di gas, è noto, sono crollati a causa della crisi e per la concorrenza delle fonti rinnovabili e probabilmente non risaliranno. Il M5S elenca varie previsioni in questo senso, tra cui quella di Faith Birol, capo economista dell’International Energy Agency (Iea): “Il consumo corrente di gas naturale è tornato indietro a 15 anni fa e non guadagnerà terreno prima del 2035-2040”. Gli stessi concetti vengono ribaditi nell’interrogazione al ministro, a cui si ricorda che il decreto è in totale contrasto con la volontà più volte proclamata dal governo di ridurre le bollette. Obiettivo che ha ispirato anche il decreto “spalma-incentivi.

Dal canto suo l’esecutivo difende la scelta. Appena approvato il decreto, il sottosegretario Claudio De Vincenti ha sottolineato che l’impianto di Livorno ha messo a disposizione una parte consistente dei suoi serbatoi per stoccare gas in caso di crisi energetica. Inoltre, la disponibilità dell’impianto (che ha una capacità di rigassificazione di 3,75 miliardi di metri cubi l’anno, circa il 4% dei consumi nazionali) potrà consentire di non attivare alcune costose misure per la sicurezza del sistema gas, come l’interrompibilità industriale (che costerebbe 70 milioni) e il mantenimento in stand by delle centrali ad olio (per il quale sarebbero necessari 90 milioni). “In totale – ha detto De Vincenti – per gli italiani si tratta di un risparmio in bolletta di 160 milioni di euro. Circa il doppio del costo massimo del fattore di garanzia riconosciuto a Olt”. Dunque un risparmio netto di circa 80 milioni.

In seguito, comunque, l’Autorità per l’energia ha corretto il tiro e ha stabilito in non più di 45 milioni di euro l’importo massimo della garanzia sui ricavi del terminale che il prossimo anno peserà sulle bollette del gas. Si tratta di circa 85 centesimi l’anno per consumatore tipo.

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