Pare una pietanza invece è l’indigesto piatto che continuiamo a mangiare. E senza tale cibo il corpo (democrazia, economia, corpus sociale, legalità, certezza del diritto) non si nutre e muore.

Csm

Iniziamo con un episodio. Udienza delicata in una causa molto importante, in un rilevante tribunale del nord Italia. Il giudice togato 35/40enne ci riceve con chewing gum in bocca, leggings (e di tanto in tanto si presenta anche con procace scollatura) e senza neppure avere aperto il fascicolo. I difensori riassumono l’essenza della causa, specificando che può già fissare l’udienza per la discussione orale, di modo che celermente la concluda test’è. Il giudice, senza batter ciglio si riserva. Lo scioglimento della riserva interverrà a giorni, settimane, mesi? Solo il fato lo svelerà.

Per par condicio racconterò di aver assistito anche ad avvocati difensori che si son presentati in udienza (pure dinanzi al Giudice Amministrativo) in tenuta da pic nic. Ma al contempo di aver osservato come gli stessi siano stati redarguiti dagli avvocati più anziani.

L’avvocatura mostra i primi segnali di recupero del decoro e della dignità perdute, la magistratura mostra altri segnali. In magistratura il corporativismo è tutto, come dimostrano le uscite di Anm di questi giorni avverso all’intento di abbreviare ferie e di modificare la Legge Vassalli (responsabilità civile dei magistrati) che dal 1988 ad oggi ha prodotto poco più di 4 condanne dello Stato (e dunque dell’accertamento della responsabilità per colpa grave o dolo del magistrato), ossia il nulla quantistico. Basti pensare che solo il sottoscritto ha assistito in 18 anni di avvocatura ad almeno due casi palesi di colpa grave dei magistrati. Ovviamente rimasti impuniti.

Una riforma quella annunciata della legge Vassalli che peraltro di fatto nulla cambierà, dunque si reagisce al nulla.

La Giustizia è solennità, decoro, contegno, responsabilità. Una forma che deve contenere in sé sostanza. In Italia non c’è forma e non c’è sostanza. Da noi la Giustizia è autogoverno, impunità, incriticabilità. Una bolla sospesa.

Veniamo dunque alla sostanza. L’annunciata riforma lampo della Giustizia da parte di Renzi si è tradotta in un flebile vagito (quanto al processo civile, il d.l. 12 settembre 2014, n. 132 coordinato con la Legge di conversione 10 novembre 2014, n. 162 e pubblicato in G.U. n. 261 del 10 novembre 2014). Vagito che certamente contiene pure elementi positivi ma che non può certo definirsi riforma. Attendiamo i vagiti più importanti, tanto evocati quanto denegati (corruzione, auto riciclaggio, prescrizione etc.). Non vorremmo morire di vagitismo. L’annuncio perenne seguito dal nulla perenne affosserebbe definitivamente il futuro, perché costituirebbe l’ennesimo buco temporale. Non vorremmo coniare l’aforisma “Renzi, vuot(o) else?”. Eppur (non) si muove.

Il processo civile telematico è strumento fondamentale per snellire il processo civile (oltre 5 milioni di processi pendenti) e per risparmiare miliardi di euro. Ad oggi ha prodotto miliardi di euro spesi malamente ed il seguente risultato dissoluto, scellerato, indecente: 1) dopo molti anni non è entrato ancora a pieno regime; 2) non è semplice; 3) non investe l’intero processo civile (escluso l’enorme contenzioso dinanzi al giudice di pace!); 4) avrebbe ben potuto essere esteso all’intero “processo” (dunque anche amministrativo e tributario, mentre il primo ha un suo portale meno efficace e il secondo lo sta progettando! Senza tralasciare poi quello penale); 5) ha determinato centinaia di prassi diverse, per ciascun tribunale (il federalismo folle, contrario proprio al principio del processo telematico!); 6) sta determinando decine di provvedimenti giurisdizionali (quindi con altro spreco di risorse) che indicano distinguo e aggiungono novità di continuo. Una follia, tutta italiana.

La magistratura che si fa carico di gestire al meglio la giustizia è composta anche da un numero di magistrati onorari (circa 8000) analogo a quelli togati, con identiche responsabilità. I primi però – non sempre selezionati con rigorose e in base alla competenza effettiva -, vivono in un limbo anomalo. Ci sono ma è come se non ci fossero. Avremmo invece bisogno di magistrati seri, motivati, responsabili, appagati.

Concludiamo questa breve rassegna degli orrori con il correntismo della magistratura che da Anm trova poi il suo apice nel Csm (ancorché non in modo palese). Gli avvocati del sud prima di comparire dinanzi ad un giudice s’informano a quale corrente appartenga, elemento assai più importante della competenza e capacità dello stesso. Ed ho scritto tutto. Il correntismo ha minato interamente l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, altro che modifiche della legge Vassalli!

La Giustizia è patrimonio fondamentale di tutti, non privilegio di pochi.

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