Finiscono in Austria e in Olanda, trasportati sui convogli o sulle navi. Ma la maggior parte dei rifiuti di Napoli smaltiti fuori regione vengono mandati in Lombardia, esportati come “rifiuti speciali” negli impianti di trattamento e negli inceneritori. Lo ha rivelato lunedì 10 novembre l’assessore all’ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano, nella relazione depositata nel corso dell’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti. Un documento dettagliato sullo “Stato della gestione del ciclo dei rifiuti in Campania” che riporta i dati degli anni 2013 e 2014 e descrive con chiarezza la filiera dei rifiuti campani.

Il primo importatore di rifiuti dalla Campania è la Lombardia, che da gennaio a settembre 2014 ha accolto 105mila tonnellate provenienti da Napoli e destinate agli inceneritori. Una quantità superiore anche a quella spedita dalla Sapna, la società provinciale di gestione rifiuti, agli impianti di Austria e Olanda, che quest’anno hanno trattato rispettivamente 40 e 27 mila tonnellate. Nel 2013 la Regione Campania, su un totale di 1milione e 300 mila tonnellate di rifiuti, ha esportato fuori regione circa 526mila tonnellate di “monnezza”, scese a 400mila nel 2014. La parte restante dei rifiuti, negli ultimi due anni, è stata incenerita ad Acerra o smaltita nelle discariche regionali di San Tammaro (Caserta) e Savignano Irpino (Avellino) e presso impianti privati campani.

“Nei primi 9 mesi del 2014 sono stati avviati a recupero di energia e smaltiti fuori regione – scrive l’assessore Romano nella relazione presentata a palazzo San Macuto, che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere – circa 330mila tonnellate di rifiuti prodotti negli Stir (gli impianti di tritovagliatura dei rifiuti indifferenziati, ndr) classificati con i codici Cer 19.12.10 e 19.05.01, di cui circa 70mila tonnellate fuori Italia”. Ovvero, nel primo caso la frazione secca destinata agli inceneritori, nell’altro la parte “umida stabilizzata” che finisce in discarica. Quest’anno – oltre che in Lombardia – 28 mila tonnellate di rifiuti campani sono stati inviati in Piemonte, 9mila in Emilia- Romagna e 58mila in Puglia, che tratta anche parte dei rifiuti di Salerno, Benevento e Avellino.

Non è un caso che la Lombardia sia prima importatrice dei rifiuti di Napoli. Nei mesi scorsi l’ex direttore generale di A2A Paolo Rossetti – la multiutility di Brescia e Milano che gestisce, oltre agli inceneritori lombardi, quello campano di Acerra – aveva annunciato la necessità per l’azienda di importare rifiuti speciali da fuori regione per scongiurare lo spegnimento della terza linea dell’inceneritore di Brescia, l’impianto più grande in Italia che brucia fino a 870mila tonnellate l’anno di cui 500mila importate. E in sede di rinnovo dell’Aia (l’autorizzazione integrata ambientale) per l’impianto bresciano, nel marzo 2014, era stata inserita anche la possibilità di bruciare rifiuti con il codice Cer 19.12.10, le vecchie “ecoballe” dell’emergenza rifiuti del governo Berlusconi.

Ma finora dei 6 milioni di tonnellate di ecoballe stoccate nei siti dell’emergenza nessuna partita di rifiuti – secondo il report dell’assessorato regionale all’ambiente – è stata inviata fuori regione. Dal 2009 a oggi sono state smaltite circa 180mila tonnellate di ecoballe, tra le proteste della popolazione, che ha anche bloccato l’accesso ai tir all’impianto di Acerra. La commissione ha chiesto all’assessore Romano di fornire maggiori dettagli sulle società e i broker di intermediazione e sul trasporto dei rifiuti speciali in partenza dalla Campania. Dettagli che l’assessore regionale si è riservato di trasmettere a breve, insieme all’elenco delle società coinvolte e degli impianti di destinazione.

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