A nemmeno due settimane dalle polemiche sul presunto rifinanziamento dell’opera inserito nel Documento di economia e finanza, a riaccendere i riflettori sul ponte sullo stretto di Messina è il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Martedì, nel corso di un’informativa urgente al Parlamento chiesta proprio dopo il “caso” dello stanziamento da 1,3 miliardi (in realtà inesistente), Lupi ha infatti spiegato che l’opera “non è una priorità per il governo” ma secondo lui “rimane un progetto strategico” una volta completato il resto della rete infrastrutturale. “Io sono sempre favorevole alla realizzazione del ponte e credo sia un tema che qualunque governo dovrebbe porsi”, ha chiarito il ministro, pur riconoscendo che “ora le priorità sono altre e in maggioranza ci sono posizioni diverse”.

“Stiamo realizzando il collegamento per la Sicilia, collegando Nord e Sud con l’alta velocità e accelerando il collegamento tra le due coste tirrenica e adriatica”, ha ricordato durante il suo intervento il titolare delle Infrastrutture. “Una volta che ci sarà il piano per la portualità e la logistica che individuerà i porti strategici del Paese”, “la domanda che dovremmo porci, ma non è attuale, è: l’Italia può permettersi di non definire il collegamento strategico dei tre chilometri che esistono tra Reggio Calabria e la Sicilia?”

Ma il tema, appunto, è tutt’altro che all’ordine del giorno: “E’ inutile girarci attorno: non sono state allocate nuove risorse, né poteva essere fatto”. Le voci sullo stanziamento inserito nel Def si sono infatti rivelate infondate: la somma, stando alle spiegazioni del ministero, compariva in una tabella contenente “risorse revocate e non utilizzate né utilizzabili”. E “in questo momento, per questo governo e per la situazione nella quale ci troviamo, la realizzazione del ponte sullo Stretto non è una priorità strategica”. Anzi, “il Parlamento ha disciplinato, in mancanza del rispetto di certe fasi procedurali, la caducazione di tutti gli atti che regolano i rapporti di concessione. In particolare gli atti concessori sono decaduti dal 1 marzo del 2013, non avendo le parti stipulato a quella data un apposito atto aggiuntivo”. Poi dal governo “con un decreto del 2013 è arrivata la messa in liquidazione per la società Ponte sullo Stretto di Messina. E’ evidente che questi atti esistono e io non intendo in alcun modo fare finta che non esistano o aggirarli. Il problema della discussione non è più sul piano formale. Abbiamo un contenzioso aperto che tutti conosciamo e la discussione su un atto risarcitorio che non sappiamo a quanto ammonterà”.

Nonostante tutte le premesse, è evidente però che il ministro non intende affatto demordere. Tanto che, parlando ai deputati, ha anche fatto presente che “il concessionario si è detto eventualmente disponibile, a fronte di una nuova ripresa del percorso, a considerare il riavvio del progetto. Ma queste sono solo ipotesi ma che non sono la linea del governo”.

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