La visita di Matteo Salvini a Parma si è trasformata in una giornata ad alta tensione. Dalle prime ore del pomeriggio in piazza Garibaldi blindata dalle forze dell’ordine un centinaio di persone dei centri sociali e dei gruppi antagonisti hanno organizzato un presidio contro il segretario della Lega Nord, che ha fatto tappa nella città ducale con l’aspirante presidente regionale Alan Fabbri e i candidati emiliani. Salvini avrebbe dovuto parlare con gli attivisti del Carroccio in piazza e fermarsi con loro per un aperitivo, ma dopo l’aggressione a Bologna il programma del suo intervento è stato ridotto al minimo, e alla fine il saluto del numero uno della Lega è durato poco più di una manciata di minuti, giusto il tempo per ricordare i punti principali della campagna elettorale e tentare di fare razzia di voti nel Comune dove al governo da oltre due anni ci sono i Cinque stelle. “A Parma c’è l’inceneritore? Ma non era stato eletto un sindaco apposta per non accenderlo? – ha detto Salvini, riferendosi a Federico Pizzarotti – Prima ci prenderemo la Regione e poi anche questo Comune”.

All’arrivo di Salvini la tensione era al massimo in una piazza divisa in due: da una parte gli antagonisti armati di caschi da motorino e striscioni, e dall’altra il banchetto della Lega con i simpatizzanti in attesa del segretario, separati da un cordone di polizia in tenuta antisommossa. “La vetrina oggi ce la prendiamo noi – hanno gridato dal presidio – Siamo pronti a cacciare i leghisti e i razzisti, come tanti anni fa questa città ha cacciato i fascisti”. Fino all’ultimo non era certo se Salvini sarebbe passato dalla piazza, proprio per motivi di sicurezza, visto che già nel pomeriggio c’era stato qualche caso isolato di scontri tra rappresentanti del Carroccio e antagonisti. Il segretario è arrivato poco dopo le 20 scortato dalle forze dell’ordine in mezzo a cori di insulti, mentre la polizia teneva a distanza i manifestanti, e il suo primo pensiero è andato proprio alla situazione di allarme venutasi a creare, con un appello rivolto a Matteo Renzi: “Chiedo al presidente del consiglio che faccia qualcosa – ha detto Salvini – perché non si può fare una campagna elettorale in queste condizioni, con tre blindati che mi seguono mentre incontro gli imprenditori e cento uomini che invece di fare il loro lavoro devono rimanere qui a tutelare la libertà di espressione”.

Quindi il focus è passato sul lavoro e la promessa di un aiuto alle popolazioni emiliane colpite da terremoto e alluvioni. “La vergogna in Emilia Romagna è non trovare un lavoro se non hai la tessera della Cgil o della coop, perché di lavoro c’è bisogno per tutti – ha continuato, passando poi al tema delle emergenze che hanno colpito la regione negli ultimi anni, come la recente alluvione di Parma – La nostra promessa è che se arriveremo in Regione, noi i soldi li useremo per aiutare i terremotati che sono ancora fuori casa e gli alluvionati, non li daremo ai rom”. Il segretario infine si è rivolto ai manifestanti e agli episodi di attacco dei giorni scorsi: “In un paese civile uno che sfascia una macchina va in galera, non rilascia interviste. Forse sarebbe meglio che queste persone, invece di venire qui, fossero andate a lavorare – ha concluso – Mando un abbraccio a quei ragazzi che magari impareranno qualcosa di cosa vuol dire essere democratici”.

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