Ci sono le preferenze, ma anche il premio alla lista vincitrice e una soglia di sbarramento al 3 per cento che accontenta i piccoli partiti. Basta una notte a Matteo Renzi per riscrivere l’Italicum nel vertice di maggioranza e mandare segnali all’alleato per le riforme Silvio Berlusconi. I due hanno in programma un incontro (mercoledì 12 novembre) per trovare una soluzione agli “scricchiolii” del patto del Nazareno. Ma il messaggio che il presidente del Consiglio vuole a tutti costi mandare all’ex Cavaliere è di chi “può fare da solo”. Che l’intenzione sia vera oppure no, è scontro aperto con Forza Italia: “Se il premier”, ha commentato al GR1 il capogruppo Fi alla Camera Renato Brunetta, “con la sua maggioranza, ha deciso di cambiare tutto e di buttare quel testo e di scriverne un altro non c’è più il patto del Nazareno“. E i democratici, invece di correre ai ripari, attaccano di nuovo: “Se questa è la posizione di Forza Italia”, ha detto il sottosegretario alla presidenza Luca Lotti, “allora è inutile l’incontro con Berlusconi”. A non piacere ai berlusconiani sono le modifiche alla legge elettorale proposte nella notte dalla maggioranza: “Il testo uscito da palazzo Chigi”, ha concluso Brunetta, “è tutta un’altra cosa rispetto a quello che abbiamo approvato a marzo di quest’anno. Se Renzi unilateralmente ha deciso di buttarlo, per scriverne un altro legittimo , ma diverso, allora vada avanti con la sua maggioranza”. Proteste a cui risponde anche la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani: “Sulla riforma elettorale il vero problema è che Berlusconi non tiene più i suoi dentro Forza Italia. Brunetta gli scappa da tutte le parti. Non si è rotto il patto del Nazareno, si è rotta Forza Italia“. Brunetta controreplica sottolineando il nervosismo di quelli che chiama “colonnelli”: “E’ il segno che Renzi non è sereno”.

Renzi: “E’ finito il tempo dei rinvii. E’ ora di decidere”

Silenzio da Berlusconi, si cerca di evitare la rottura. E intanto il leader Pd su Twitter: “E’ finito il tempo dei rinvii. E’ ora di decidere”. Probabilmente l’accordo non “scricchiola” davvero, come ha detto Renzi, ma è una questione di giochi di forza e strategie che il premier vuole giocare da protagonista. Tanto che Renzi alla sua maggioranza ha ribadito: “Il voto prima del 2018 sarebbe un errore e una sconfitta inaccettabile per tutti”. E ha ottenuto l’appoggio su alcuni dei temi fondamentali del governo: dal disegno di legge delega sul lavoro fino alla delega fiscale. “La maggioranza si sente impegnata perché il progetto dei mille giorni sia realizzato con determinazione e convinzione da tutti i partiti che sostengono l’esecutivo”. E naturalmente le scadenze per la legge elettorale: il leader Pd vorrebbe incardinarla al Senato entro dicembre e poi alla Camera nel febbraio 2015. Il testo avrebbe dovuto essere calendarizzato in queste ore a Palazzo Madama, ma la discussione è stata nuovamente rimandata a mercoledì 12 novembre.

Il “nuovo” Italicum: soglie al 3 per cento e premio di lista

Le novità più grandi discusse nel vertice di maggioranza sono sulla legge elettorale. Perché nel documento condiviso la scorsa notte con la maggioranza, Renzi ha introdotto elementi che faranno molto discutere da Silvio Berlusconi al Movimento 5 stelle. Si parla infatti di preferenze con capilista bloccati per 75 circoscrizioni (e non più di 100): “I capilista”, si legge nel documento, “non saranno candidabili in più di dieci circoscrizioni. Almeno il 40% di questi sarà rappresentativo di genere, come pure di genere sarà la seconda eventuale preferenza”. Un punto molto discusso al tavolo con i grillini sono appunto le preferenze. Non le vuole l’ex Cavaliere, i 5 stelle le ponevano come condizione per discutere. Il Nuovo centrodestra le rivendica come una vittoria personale: “E’ il segno che la maggioranza tiene”, ha commentato Nunzia De Girolamo. Poi c’è il ballottaggio al di sotto del 40 per cento e il premio di 340 deputati alla lista vincitrice. Proprio il premio di lista era stato avanzato ai tavoli dell’estate scorsa dall’M5s, mentre il premier rivendicava la bontà del ballottaggio che “è andato bene anche ai 5 stelle a Parma e Livorno”. Fu proprio Renzi a dire, era il 17 luglio: “Il doppio turno con premio di lista che proponete è interessante. Ora valutiamo se c’è l’accordo anche delle altre parti”. Tra i cambiamenti significativi anche la soglia 3 per cento, una vittoria per i piccoli partiti. E soprattutto soglia al 3 per cento, con un apertura ai piccoli partiti ben lontana dall’8 per cento richiesto dall’ex Cavaliere, ma anche dal 5 per cento che il leader Pd inizialmente aveva chiesto come mediazione.

Grasso: “Le legge elettorale è una priorità”

Tra i primi commenti c’è stato anche quello del vicesegretario del Partito democratico Lorenzo Guerini: “La maggioranza ha i numeri per fare la riforma della legge elettorale da sola? Si, ma abbiamo l’ambizione di farle insieme agli altri”. E poi su Twitter: “Sulla legge elettorale c’è intesa per un iter veloce e una buona legge che assicuri la governabilità. Il premio alla lista è importante risultato per il Pd”. Soddisfatto il Nuovo centrodestra, alleato di governo che teme di essere isolato dal patto tra Renzi e Berlusconi: “Nessuna ha espresso contrarietà”, ha detto il coordinatore Ncd Gaetano Quagliariello, “a che quanto è stato deciso possa essere raccordato con il Patto del Nazareno. Con questa proposta viene garantita la governabilità. E’ evidente che il restante 45% è riservato alla rappresentanza a prescindere dal Patto del Nazareno”. Se in molti criticano la fretta di Renzi nel voler calendarizzare al più presto la legge elettorale, chi invece la definisce una priorità è il presidente del Senato Piero Grasso: “In tempi non sospetti”, ha detto, “ormai un anno e mezzo fa, ho avuto modo di sostenere l’assoluta priorità della riforma della legge elettorale per rinnovare il patto con i cittadini, anche prescindendo dal più ampio disegno di revisione costituzionale”.

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