Non è un processo alla scienza, hanno ribadito più volte i magistrati. Di sicuro è un processo senza colpevoli, almeno fino alla sentenza d’appello. Sono stati assolti i componenti della commissione Grandi rischi che parteciparono alla riunione del 31 marzo 2009, cioè pochi giorni prima del terremoto del 6 aprile che distrusse L’Aquila e provocò 309 morti. L’accusa era di omicidio e lesioni colpose e in primo grado la pena era stata di 6 anni. Ora quella sentenza è stata svuotata quasi del tutto. Secondo i giudici “il fatto non sussiste” per il direttore del Centro nazionale terremoti Giulio Selvaggi, l’allora vicepresidente della commissione Franco Barberi, allora capo dell’Ingv Enzo Boschi, il direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile Mauro Dolce, l’ordinario di fisica all’università di Genova Claudio Eva, il direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case Gian Michele Calvi. In realtà un condannato c’è: Bernardo De Bernardinis, allora vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile, condannato a 2 anni in relazione alla morte di 13 persone. E’ stato invece assolto per la vecchia “insufficienza di prove” in riferimento ai casi di altre 16 vittime. “Se fossi stato il padre di una delle vittime avrei fatto la stessa cosa – ha commentato De Bernardinis – Una vittima è sempre una vittima. Non ho mai contestato nulla”. Per la procura generale, però, il fatto che sia l’unico colpevole ne fa una sorta di capro espiatorio: “Immaginavo un forte ridimensionamento dei ruoli e delle pene, ma non un’assoluzione così completa, scaricando tutto su De Bernardinis, cioè sulla Protezione Civile” ha commentato il procuratore generale Romolo Como, che si è detto “alquanto sconcertato”.

De Bernardinis, l’unico condannato: “Se fossi stato il padre di una delle vittime avrei fatto la stessa cosa”

Ma per il procuratore capo dell’Aquila Fausto Cardella la sentenza “conferma l’impianto accusatorio: condanna chi ha fatto quelle dichiarazioni fuorvianti e conferma il nesso causale tra dichiarazioni ed eventi successivi”. Per la Procura “è stata confermata l’idea di una colpa generica, che fa giustizia di tutte le sciocchezze dette in passato sul processo a Galileo, alla scienza. Aspettiamo quindi le motivazioni delle altre assoluzioni con molto rispetto, anche se ipotizzo che la Corte non abbia ravvisato colpa ragionando forse sulla consapevolezza di alcune dichiarazioni. Ma nel complesso è una sentenza che conferma la bontà dell’impianto accusatorio specie quando ribadisce i danni provvisionali”.

L’accusa: aver rassicurato i cittadini, cambiando le loro normali abitudini
Qual era il nodo dell’accusa? Al termine di quella riunione del 31 marzo 2009 gli esperti della Grandi rischi rassicurarono i cittadini, sottovalutando – secondo i magistrati – il rischio sismico e innescando nella gente il cambio delle normali abitudini, come uscire di casa dopo scosse forti. Come scrisse il giudice di primo grado Marco Billi “la rassicurazione non costituisce un segmento della condotta che il pm contesta agli imputati, ma costituisce in realtà l’effetto prodotto dalla condotta contestata”. Le affermazioni emerse nel corso della riunione della Commissione sui temi “della prevedibilità dei terremoti, dei precursori sismici, dell’evoluzione dello sciame in corso, della normalità del fenomeno, dello scarico di energia indotto dallo sciame sismico quale situazione favorevole, che costituiscono il corpo principale del capo di imputazione” hanno una “indubbia valenza rassicurante”. Quindi quelle degli esperti della Grandi rischi furono affermazioni “assolutamente approssimative, generiche e inefficaci” scrisse ancora il giudice di primo grado. Quindi non un processo alla scienza: “Il compito degli imputati, quali membri della commissione medesima, non era certamente quello di prevedere (profetizzare) il terremoto e indicarne il mese, il giorno, l’ora e la magnitudo, ma era invece, più realisticamente, quello di procedere, in conformità al dettato normativo, alla ‘previsione e prevenzione del rischio’”.[brightcove]2274739660001[/brightcove]

Pg: “Evidentemente operazione mediatica attribuita solo alla Protezione Civile”
La condanna per il solo De Bernardinis potrebbe aggravare la posizione dell’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, secondo il procuratore generale Romolo Como. Bertolaso è indagato in un filone parallelo al processo alla Grandi Rischi. Proprio Como nelle prossime settimane è chiamato a chiedere il proscioglimento o il rinvio a giudizio di Bertolaso dopo che per due volte il pm aveva chiesto il proscioglimento. “Devo prima capire come si è arrivati a questa sentenza, leggerò il dispositivo e poi le motivazioni ma devo ritenere questo verdetto collegato a Bertolaso – spiega Como – visto che il collegio ha concentrato le responsabilità sul vice capo della protezione civile De Bernardinis, evidentemente la cattiva informazione è stata ascritta alla protezione civile e non agli scienziati. Quindi l’operazione mediatica tesa a rassicurare gli aquilani è stata attribuita non agli scienziati riuniti, ma al dipartimento“. Como precisa tuttavia che deve ancora valutare tutto e che i suoi pensieri sono “a caldo”.

Una delle “prove”, la telefonata di Bertolaso
Tra gli elementi a sostegno della Procura era finita anche una telefonata dell’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso all’assessore regionale abruzzese Daniela Stati: “Ti chiamerà De Bernardinis, il mio vice, al quale ho detto di fare una riunione lì all’Aquila domani su questa vicenda di questo sciame sismico che continua, in modo da zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni, eccetera”. E proseguiva: “Li faccio venire all’Aquila o da te o in prefettura, decidete voi, a me non frega niente, di modo che è più un’operazione mediatica, hai capito? Così loro, che sono i massimi esperti di terremoti diranno: è una situazione normale, sono fenomeni che si verificano, meglio che ci siano 100 scosse di 4 scala Richter piuttosto che il silenzio perché 100 scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa, quella che fa male”. Quindi la conclusione: “Parla con De Bernardinis e decidete dove fare questa riunione domani, che non è perché siamo spaventati e preoccupati, ma è perché vogliamo tranquillizzare la gente“.

La rabbia degli aquilani: “Vergogna, lo Stato difende se stesso”
“Vergogna, vergogna!” si è sentito gridare dall’area riservata al pubblico dopo la lettura del dispositivo da parte di Fabrizia Francabandera, la presidente del collegio. “Non finisce qui. Vergogna. Mafiosi. Uno Stato che non fa più giustizia, uno Stato che difende se stesso”. Tra pianti, urla, singhiozzi rabbiosi, questi sono altri commenti urlati dagli aquilani presenti. Veleno e rabbia in tutti i presenti “ma c’è la legge divina di Dio, che vede tutto e che esiste tuttora”, è il commento di un padre che nel sisma ha perso il figlio. “Ce li hanno ammazzati un’altra volta”, scrolla la testa dicendo così una parente delle vittime. Poi vanno via alla spicciolata ma raccontando a tutte le telecamere e i taccuini la loro “profonda indignazione”. Secondo il legale di parte civile Attilio Cecchini “questa sentenza ci sorprende è un terremoto nel terremoto. La sola condanna di De Bernardinis fa di lui l’unico capro espiatorio. Faremo sicuramente ricorso in Cassazione”. Anna Lucia Bonanni, esponente dei comitati cittadini e docente, dopo la sentenza è un fiume in piena: “La giustizia in questo Paese non esiste, è sotto processo solo chi ha manifestato, mentre chi ha delle responsabilità e ha fatto morire la gente nel letto dopo averla rassicurata viene assolto. Gli attivisti che hanno denunciato, prima e dopo il terremoto, quello che è stato fatto agli aquilani, stanno subendo il processo, mentre chi non ha fatto il suo dovere se ne sta tranquillo”.

Rabbia, delusione, ma anche dolore da parte dei più giovani tra coloro che hanno raggiunto la sede della corte d’appello: decine gli studenti dentro e fuori all’aula, coinvolti da alcuni professori delle scuole superiori che più volte hanno invitato i ragazzi ad assistere alle varie fasi del dibattimento. “Tutto questo è incredibile – spiega Giovanna Carli, studentessa del liceo classico – La nostra città è stata segnata da una tragedia così importante e nessuno vuole aiutarci a fare giustizia. Quale esempio possiamo trarre da questo Stato? Avevamo bisogno di risposte importanti. Invece abbiamo assistito ancora una volta a un’ingiustizia conclamata”.

Boschi: “Sono stato malissimo, ora riprendo la mia vita”
Soddisfazione da parte dei difensori: come spiega l’avvocato Franco Coppi che rappresenta Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, la sentenza “ci gratifica perché sono state accolte le nostre tesi. Ma siamo molto dispiaciuti per i familiari delle vittime, e umanamente comprendiamo le loro reazioni”.

Tra gli imputati assolti il primo a parlare è Enzo Boschi, ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e professore di sismologia a Bologna: “Sono stato malissimo per tutto questo tempo. Ero accusato di omicidio, ora sono stato assolto. Sono contento, spero di riprendere la mia vita. Quando le ho detto della sentenza, mia moglie si è messa a piangere” dichiara all’AdnKronos. “Ho avuto un grande avvocato, Marcello Melandri – rimarca Boschi – ma è stato un grande collegio di corte d’Appello. Fatta da gente coraggiosa, che ragiona ed è indipendente. Si capiva che avevano letto tutti gli atti. E’ stata grande anche la giudice, Fabrizia Ida Francabandera, che mi ha fatto riappacificare con la giustizia”.

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