Quale memorabile anno fu il 1914, anno spartiacque per moltissimi motivi storici e geopolitici! Ma anche anno estremamente ‘musicale’: una falange di grandissimi artisti vi nacquero, e tra questi il direttore d’orchestra ungherese Ferenc Fricsay, che la Deutsche Grammophon festeggia con un primo box da 45 cd dell’integrale delle sue registrazioni di lavori strumentali.

Educato nel prestigioso conservatorio di Budapest, nel secondo dopoguerra ebbe un’ascesa folgorante tra Berlino e Vienna, purtroppo presto troncata da una leucemia che nel 1963 lo rapì al mondo della musica cui ha lasciato un testamento discografico articolato ma incompleto.

Si comincia con l’imprescindibile legato bartokiano del maestro; esecuzioni che non avrebbero bisogno di molti commenti, il suo Bartòk è semplicemente di riferimento, aderente allo spirito e alla lettera del compositore magiaro. Picco nel picco: i 3 concerti per pianoforte e orchestra con il grande Géza Anda misurato e virtuoso allo stesso tempo. Lo stesso vale per Kòdaly di cui abbiamo incisa due volte (stereo e mono) la Suite dell’Háry János, le bellissime Danze di Galanta e Marosszek e la Sinfonia in do.

Si passa poi ai classici viennesi, una quasi integrale beethoveniana di grandissimo valore che ha il suo momento di massima gloria nelle sinfonie Prima e Nona. Interpretazioni sempre nel solco della grande tradizione tedesca ma molto alleggerite della patina tardo-romantica e spettacolarmente eseguite dai Berliner Philarmoniker. Mozart e Haydn di cui il nostro fu cultore e seppe delineare i tratti con somma leggerezza, come si conviene a quegli autori.

Di Mozart operista su cui Fricsay soprattutto si adoperò, attendiamo un secondo box con le incisioni famose e mai abbastanza celebrate. Sei sinfonie di Haydn ma che danno la prova di un interesse a quegli anni non proprio scontato, su Mozart probabilmente sarebbe tornato di più, avendo inciso molte opere, ci restano comunque letture decisive di Jupiter e Haffner e un paio di sinfonie più giovanili.

Di certo la morte precoce del direttore ci ha privato di alcuni approfondimenti di cui abbiamo solo succulente anticipazioni, per esempio la Seconda di Brahms, tronco di una probabile integrale, che lascia l’amaro in bocca perché tutta giocata sui chiaroscuri, molto ‘mossa’ tutta al contrario del Brahms pastoso e opulento che in quegli stessi anni Karajan ammanniva ai berlinesi e consegnava al disco. Lo stesso dicasi per le bellissime Incompiuta di Schubert e Prima di Schumann, avrebbero sicuramente fatto parte di indagini più approfondite di quegli autori.

Ma la discografia di Fricsay è fatta di molti rimpianti, perché fu musicista curioso e onnivoro, che avrebbe anche ripensato cose già incise, e per questo abbiamo alcuni preziosi ‘live’ che testimoniano approfondimenti notevoli su opere capitali: ad esempio, la bellissima Eroica live pubblicata nella preziosa serie dei Great Conductors of XX Century che confrontata alla incisione in studio ci fa pensare quanto avrebbe potuto dare ancora alla musica quel genio.

Tempi sensibilmente rallentati, un pathos molto più presente, senza rinunciare a una flessibilità ritmica mai stanca e mai banale. E si può fare un diretto confronto anche con le due incisioni della Patetica di Ciaikovskij contenute nel box, molto diverse e a loro modo uniche in discografia, libere come sono dal ciarpame lacrimoso che spesso intacca la bellissima scrittura del compositore per attaccarci una insopportabile e posticcia cipria sentimentale.

Poco Novecento, se si escludono i compatrioti magiari, e tutto non d’avanguardia: von Einem, Hartmann, Francaix. Ma la raccolta è piena di chicche e sorprese. Bellissime sono le letture dei walzer della famiglia Strauss, da ungherese letti con eleganza tutta asburgica, alcune meravigliose interpretazioni di preludi e ouvertures verdiane e rossiniane e molto altro ancora, nell’attesa del cofanetto vocale e operistico che farà da giusto pendent a questo prezioso documento.

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