Ipad sempre collegati, piattaforme online da cui scaricare compiti e approfondimenti, lavagne interattive multimediali e registri elettronici. Dal nord al sud Italia il cambiamento sui banchi parte dalle singole scuole. Licei scientifici o istituti tecnici nati per essere sperimentali, con le prime prove di multimedialità in classe, o che negli ultimi anni hanno deciso di abbandonare i gessi spalancando le porte delle aule alla tecnologia. Sono 22 le scuole hi-tech firmatarie del manifesto da cui è nato il nuovo movimento delle Avanguardie Educative, e che hanno il compito di istruire a loro volta altre scuole su come plasmare l’insegnamento sulle nuove esigenze degli studenti e della società. Da Busto Arsizio a Bari, le scuole all’avanguardia hanno ognuna una storia diversa, da cui hanno cominciato a scrivere il loro nuovo futuro.

Si può partire dalle Lim, le lavagne interattive multimediali, e da una connessione internet a 100 mega, per arrivare a 1000 device (tablet, pc, netbook) collegati in rete, come ha fatto l’Iti Volta di Perugia, 1500 iscritti per 63 classi. “Con il progetto scuole 2.0 ci siamo dotati delle infrastrutture, ma poi abbiamo deciso di proseguire noi su questa strada, partecipando a bandi e coinvolgendo le famiglie – racconta il vicepreside Francesco Vescarelli – Gli alunni delle prime classi hanno tutti il tablet, sono stati i genitori a contribuire per comprarli, hanno creduto nel nostro progetto”. Il percorso di sperimentazione è cominciato nel 2008 con i finanziamenti pubblici, poi la scuola ha proseguito in quella direzione, non senza difficoltà. “Oltre ai problemi di struttura, c’è quello della formazione. I docenti devono essere formati per insegnare, e questo richiede sforzi e tempo. Ma anche i ragazzi sono cambiati: sono a contatto tutti i giorni con strumenti rapidissimi, hanno meno attenzione di una volta, per questo anche la didattica ha bisogno di cambiare”.

L’efficacia di questi nuovi metodi si potrà testare solo nei prossimi anni, ma per ora le scuole provano a dare nuovi strumenti ai giovani che si affacceranno al mondo del lavoro, in modo che possano affiancare alle competenze anche la pratica e la flessibilità. Per esempio, abituandoli alle discussioni in pubblico con il metodo del “debate” inglese, sperimentato dai 1902 alunni dell’Itc Tosi di Busto Arsizio (Va), tutti dotati di pc e tablet, che lo hanno presentato al Salone di Genova, organizzando un incontro sul tema della “buona scuola”. In pratica, due squadre di studenti si sono confrontate sul tema, argomentando due tesi opposte attraverso una fase di documentazione libera da pregiudizi, a cui è seguito il vero e proprio dibattito in cui le due tesi verranno confutate. “E’ giusto che la scuola si confronti sulle buone pratiche – spiega la dirigente Nadia Cattaneo – per offrire nuovi metodi di apprendimento, che siano utili alle nuove generazioni per sviluppare non solo una conoscenza tradizionale, ma anche le competenze richieste dall’università e dal mondo del lavoro”.

Al Liceo scientifico e musicale Bertolucci di Parma si utilizza la tecnologia per creare un nuovo rapporto tra scuola e territorio con il progetto della Città Invisibile, una mappa interattiva su Google Map in cui gli alunni hanno scelto e studiato i luoghi di transizione della città in cui stanno nascendo forme di cittadinanza innovative, dedicando un docu-video a ognuno di essi. Si va dalle cooperative sociali ai movimenti ambientalisti, dalla Caritas ai centri di volontariato. “Vogliamo restituire alla scuola il ruolo di intellettuale sociale, per entrare in contatto con realtà del territorio che lavorano, trasformandole in prassi di cittadinanza attiva” spiega il preside Aluisi Tosolini. Dal 2008 anche gli 870 studenti di Parma usano Lim, piattaforme digitali e registro elettronico, come previsto per le scuole sperimentali 2.0, e i progetti multimediali vanno dalla musica ai libri. “Nel movimento delle Avanguardie metteremo a disposizione delle altre scuole la nostra esperienza di lavoro con il territorio – continua Tosolini – Visto che la scuola dall’alto è irriformabile, è necessaria una riforma dal basso”.

Sul social learning invece si concentra il contributo dell’Itc e liceo linguistico Marco Polo di Bari, 1700 studenti e una comunicazione che ormai da anni viaggia online, sia all’esterno che all’interno, con piattaforme digitali e una concezione sempre più social anche della didattica. “Abbiamo creato una rivisitazione dell’e-learning espansa anche fuori dall’orario scolastico grazie a una piattaforma innovativa di social learning, in cui ogni studente attraverso un profilo può rielaborare i contenuti dei docenti e di altri – chiarisce il vicepreside Federico Nicolai – In questo modo anche gli studenti diventano protagonisti e costruttori del proprio sapere”. Internet e la Rete però non hanno sostituito del tutto il cartaceo e alle ricerche online e ai device sempre collegati si affiancano anche libri e quaderni tradizionali. “Lavoriamo molto sul digitale, che è un grande vantaggio per studenti e docenti. Internet dà molte possibilità, ma i libri ci sono ancora, come da indicazioni ministeriali”.

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