Matteo-Renzi-caffè-540

Dopo l’allegra sfilata di Porsche Cayenne, Suv, Jaguar e Bmw (con autista) dei milionari paganti per omaggiare Matteo Renzi ai fundraising di Milano e Roma, bisognerebbe chiedere scusa al povero Massimo D’Alema messo alla gogna per aver indossato scarpe di pregio, fabbricate su misura da un artigiano, dal costo di un milione e mezzo (di lire) menandone vanto (e per avere, si narra, anche tirato una pedata a un cagnetto che si aggirava male intenzionato nei pressi delle auguste tomaie). Ma sarebbe anche giusto ringraziare lo statista di Pontassieve che ha definitivamente sdoganato il pauperismo spesso fasullo dei compagni dirigenti costretti a friggere salamelle alle feste dell’Unità in cucine intrise di sudori, che ora possono serenamente piluccare canapè con gamberi e vol au vent con grana allo stesso tavolo con pregiatissimi Ad confindustriali.

Come al solito, la sinistra europea ci aveva preceduto da quel dì, da quando Tony Blair affittava ogni estate, per sé e la sua famiglia, una residenza principesca in Toscana, mentre il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder pranzava nei ristoranti più lussuosi di Berlino dove giungeva a bordo di limousine. Qui da noi, invece, sono trascorsi secoli prima che l’austerità berlingueriana evaporasse assieme al moralismo militante che a stento sopportava gli abiti tagliati bene e le cravatte a piombo sulle camicie veltroniane Brooks Brothers. Poi, Fassino esclamò: abbiamo una banca, voce dal sen fuggita, l’outing che fece uscire dall’armadio il desiderio diverso e troppo a lungo represso per banchieri e finanzieri, ma non quelli con le stellette, e fu la stagione dei politici pd catapultati nel frusciante mondo creditizio, Chiamparino docet.

A Firenze, intanto, Renzi rottamava sezioni e case del popolo e si accostava grato all’aristocrazia vinicola dei Fresco-baldi e dei Folonari pregustando il giorno in cui ricchi e straricchi avrebbero pagato per cenare con lui. Il premier che piace alla gente che piace almeno è sincero, evita gli afrori delle piazze proletarie e quando visita le fabbriche gli operai vengono mandati a casa. Questi, è vero, poi lo inseguono lungo lo stivale tirandogli di tutto, ma lui è già lì che liscia il pelo alla Milano da bere, adorante davanti all’uomo della sinistra che ha fatto fuori sinistra e Cgil. Magari sogna di dire agli italiani: “Arricchitevi” come il ministro francese Guizot che tuttavia non si rivolgeva a un paese stremato e con la disoccupazione giovanile al 43%. Comunque, l’altra sera, davanti ai capitalisti del The Mall ha fatto la sua porsche figura.

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