“Nella caduta del Muro di Berlino San Giovanni Paolo II ebbe un ruolo da protagonista”. Papa Francesco, all’angelus, ha ricordato il 25esimo anniversario dall’abbattimento del simbolo della cortina di ferro, la linea di confine europea tra la zona d’influenza statunitense e quella sovietica durante gli anni della guerra fredda. Bergoglio ha voluto sottolineare il ruolo principale che ebbe nella vicenda Karol Wojtyla, canonizzato proprio da Francesco il 27 aprile 2014 insieme a Giovanni XXIII. Il Papa ha sottolineato che il Muro, di cui è conservato un frammento nel giardini vaticani, “è stato simbolo della divisione ideologica dell’Europa e del mondo intero” e che la sua “caduta avvenne all’improvviso, ma fu resa possibile dal lungo e faticoso impegno di tante persone che per questo hanno lottato, pregato e sofferto, alcune fino al sacrificio della vita”.

La preghiera di Bergoglio si è rivolta poi al futuro affinché con “la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione. Dove c’è un muro – ha precisato il Papa – c’è chiusura dei cuori. Servono ponti e non muri!”. L’invito di Francesco è “a impegnarci perché l’umanità possa superare le frontiere dell’inimicizia e dell’indifferenza, a costruire ponti di comprensione e di dialogo, per fare del mondo intero una famiglia di popoli riconciliati tra di loro, fraterni e solidali”.

I ventisette anni di pontificato di San Giovanni Paolo II hanno attraversato scenari storici differenti e importanti sullo scacchiere globale: la guerra fredda, la globalizzazione e il tempo dell’unico impero americano con la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Wojtyla, nel 2000, scrisse nel suo testamento che “dall’autunno dell’anno 1989 questa situazione è cambiata. L’ultimo decennio del secolo passato è stato libero dalle precedenti tensioni; ciò non significa che non abbia portato con sé nuovi problemi e difficoltà. In modo particolare sia lode alla provvidenza divina per questo, che il periodo della così detta guerra fredda è finito senza il violento conflitto nucleare, di cui pesava sul mondo il pericolo nel periodo precedente”.

Il portavoce del Papa polacco, Joaquin Navarro-Valls, in un’intervista ad Alessandro Gisotti per Radio Vaticana ha raccontato che “Giovanni Paolo II sapeva che il Muro di Berlino sarebbe caduto”. “Ho avuto l’occasione di parlare diverse volte con Mikhail Gorbaciov – ha confidato Navarro-Valls – e non c’è dubbio che lui abbia trovato alcuni punti di ispirazione, nei cambiamenti che lui rappresenta, in quello che Giovanni Paolo II aveva scritto e aveva detto. La sua affermazione che non si può capire ciò che è successo in Europa senza tener conto del lavoro, della presenza e delle parole di Giovanni Paolo II, è non soltanto da parte sua molto sincera e molto autentica nel dirlo, ma è anche una verità storica”.

Quel progetto “politico” era ben presente fin dall’inizio del pontificato del Papa polacco. Nell’Europa dell’Est le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II nella messa del 22 ottobre 1978 ebbero un effetto dirompente: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura!”. Parole che hanno segnato la storia del Novecento in modo indelebile e che hanno trovato la loro piena attuazione in due gesti di Wojtyla: il viaggio in Germania nel 1996 con lo storico discorso davanti alla Porta di Brandeburgo e quello a Cuba nel 1998, esattamente venti anni dopo l’elezione al pontificato, con la celebrazione della messa nella piazza intitolata a José Martí a L’Avana con l’immagine di Cristo sopra il palco papale posizionata di fronte alla gigantografia di Che Guevara, e con Fidel Castro in prima fila ad applaudire il Papa polacco “anche per quello che non condividiamo”.

“La storia – scrive oggi il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe nell’introduzione al volume “Giovanni Paolo II: linee di un pontificato” (Libreria Editrice Redenzione) di Mario Agnes e Michele Zappella, che sarà presentato a Roma il 13 novembre prossimo da Andrea Riccardi e Angelo Scelzo – non sta zitta dinanzi alla gigantesca opera di umanizzazione e di civilizzazione intrapresa e portata avanti con coraggio e determinazione, da un Papa che mai si è lasciato intimidire dalle ideologie del male, dai marosi del ‘disprezzo dell’uomo’, dall’accanimento dell’antisemitismo, nella sua articolata introduzione all’opera. L’azione per il rinnovamento dell’uomo e della società, attraverso il rinnovamento della Chiesa, lascia orme incancellabili e tracce durature nella storia. Dinanzi a Giovanni Paolo II – conclude Sepe – la storia non starà mai zitta”.

Twitter: @FrancescoGrana

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