Chiacchieravo con Silvia, quest’estate: pochi meravigliosi giorni al mare in un agosto da incubo, passato a dare il bianco in casa. “Eri una persona solare, da ragazza”. Una considerazione buttata lì innocentemente. Una stilettata al cuore. 

Me la ricordo quella ragazzina che faceva ridere tutti, che inventava parole strane. Mi ricordo l’entusiasmo, mi ricordo l’amore per le risate. Dov’è finita la ragazzina che ero? Dov’è andata quell’allegria? La rivoglio. Ne ho più bisogno di allora. Ne ho bisogno per me, per le persone che ho intorno, per i miei bambini. Quanto desiderio hanno di risate, di leggerezza, di scherzare con noi! Non che la giovinezza non abbia le sue pesantezze, terribili a volte. Le ricordo bene. Però mi chiedo dove sia finito quel gusto un po’ scanzonato per la vita, quel modo irriverente di scherzare su tutto, di trovare un lato comico nelle cose.

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Quando l’ho disimparato? Mi si dev’essere sepolto sotto la responsabilità. La responsabilità per altri esseri umani, che non ti molla mai. La responsabilità, l’impegno, le scadenze, le delusioni. E poi parole pesanti, che non conoscevamo, parole capaci di appesantire tutto: mutuo, tasse, precarietà, disillusione. Persino futuro fa tremare i polsi. Ne parlava il medico che teneva una conferenza sulla gelotologia: parlava del ridere, dell’ottimismo, della positività come qualcosa che non solo ci fa stare bene, ma che cura e protegge. Certo, i bambini hanno bisogno di solidità, di certezze, di affidabilità. Ma cercano anche le risate fatte insieme. Quelle che si fanno solo tra gente che si vuole bene. Loro sono capaci: discutono, si accapigliano, magari si picchiano, ma poi ridono. Devo osservarli e imparare di nuovo. Non voglio darla vinta a ciò che ci tira a fondo, ci sfigura.

Certe emozioni sono capaci di spegnerci dentro, di farci ammalare. Ma anche di risollevarci, di farci guarire. “La risata è lo starnuto della mente” qualcosa che ci purifica, che ci libera. In fondo non è serio prendersi troppo sul serio e i bambini sanno bene che serietà e autorevolezza non sono affatto intaccate da quattro risate fatte con gusto. Anzi. E poi ridere non è tra le cose che ci fanno più umani?

Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 3 novembre 2014