La nuova Autorità dei trasporti batte un colpo. L’authority nata a gennaio e guidata da Andrea Camanzi, che nei mesi scorsi è intervenuto più volte, ma solo a parole, sul tema della separazione della rete ferroviaria, ha diffuso martedì una delibera con cui viene rivista l’intera regolamentazione del trasporto su rotaia. Obiettivo dichiarato,   garantire un “accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture ferroviarie” e incentivare la concorrenza, l’efficienza e il contenimento dei costi, “a beneficio di imprese e utenti”. Il primo punto è la revisione al ribasso dei pedaggi che le società che offrono i servizi di trasporto devono pagare al gestore della rete ad Alta velocità, cioè la Rfi del gruppo Ferrovie dello Stato. Oggi Rfi riceve 12,8 euro a chilometro per ognuno dei treni che passano sui suoi binari. Sia quelli di Trenitalia, che è al 100% delle Fs, sia gli Italo della Ntv di Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle, protagonisti a settembre di una accesa polemica con il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri e con la politica colpevole di non fare abbastanza per garantire una vera concorrenza.

Le proteste di Della Valle e soci si incentravano in particolare, appunto, sui costi sostenuti per il pedaggio: 105 milioni di euro previsti per il 2014 e 2015. Che “finiscono nelle casse del gruppo concorrente”, ricordava Ntv in una lettera pubblicata a pagamento su alcuni quotidiani. Secondo la società di Italo questo ha determinato le difficoltà finanziarie che hanno portato la società a chiudere gli ultimi tre esercizi in profondo rosso, chiedere ammortizzatori sociali per i dipendenti e prevedere, nell’ultimo piano industriale, 248 esuberi, pari al 25% degli assunti. Mercoledì, in questo quadro, l’autorità ha stabilito che sia Trenitalia sia Ntv l’anno prossimo pagheranno per utilizzare la rete ad Alta velocità il 37% in meno, cioè 8,2 euro a chilometro per treno contro i 12,8 attuali. La tariffa sarà valida fino alla fine del prossimo anno e sarà poi aggiornata da Rfi a partire dal 2016 sulla base dei nuovi criteri indicati dall’authority.

La decisione apre la strada alla possibilità per Ntv di fare ricorso e ottenere un indennizzo per quanto pagato finora

La decisione apre la strada, per il gruppo di Italo, alla possibilità di fare ricorso per ottenere un indennizzo per il prezzo eccessivo pagato a Fs negli ultimi quattro anni. Non per niente Ntv ha già fatto sapere che  la nuova formulazione del pedaggio dimostra l’esosità di quanto Ntv ha dovuto finora pagare al gestore dell’infrastruttura Rfi (gruppo Fs) e dà di fatto ragione alle denunce presentate in tal senso nei mesi scorsi”. Dal canto suo l’amministratore delegato di Fs, Michele Mario Elia, ha avvertito che come conseguenza immediata della riduzione del pedaggio “si allungherà la curva della restituzione del debito” per gli investimenti nell’Alta velocità: ”Andrà rivista tutta la curva, con il valore del debito e il costo annuo di restituzione”. Nel caso di un ricorso che vada a buon fine, le conseguenze sui bilanci delle Ferrovie dello Stato sarebbero pesanti. E a quel punto, trattandosi di un gruppo pubblico, i supposti “vantaggi” della delibera per i cittadini sarebbero tutt’altro che garantiti.

La delibera aumenta anche le penalità per i treni in ritardo. E l’orario verrà registrato anche nelle stazioni intermedie 

Non solo: dopo aver sistemato il capitolo Alta velocità, l’authority ha avviato anche un’indagine per definire i criteri in base ai quali Rfi dovrà stabilire il costo del pedaggio per l’uso della rete tradizionale, fondamentale per il trasporto merci. In più la delibera aumenta le penalità per i treni in ritardo e impone a Rfi di adottare entro 90 giorni un nuovo sistema di controllo delle prestazioni che preveda “la rilevazione dei ritardi anche nelle stazioni intermedie“. A ogni treno soppresso dovrà essere attribuito un “ritardo convenzionale di 120 minuti”. Altri punti del documento riguardano i nuovi criteri e modalità per la gestione della capacità della rete e l’accesso ai servizi e agli impianti accessori, come gli spazi in stazione, e la ripartizione dei costi tra gestore e imprese ferroviarie per l’assistenza delle persone a mobilità ridotta. Secondo l’Autorità con le nuove norme i gestori di infrastruttura e le imprese registreranno “riduzioni dei costi per lo sgombero della rete e dei servizi di manovra nel settore merci, maggiore trasparenza nella prenotazione e contrattualizzazione delle tratte e più ampie garanzie di accesso agli spazi pubblicitari, desk informativi e biglietterie“.

Tra i beneficiari, secondo l’Authority, ci sarebbe anche Rfi, che “valorizza la sua indipendenza funzionale e societaria anche in vista dei suoi piani di sviluppo in un contesto, italiano ed europeo, in cui questo requisito è centrale”. Chiaro riferimento all’ipotesi dello scorporo della rete, funzionale alla privatizzazione ma che non incontra il favore dell’amministratore delegato EliaL’autorità prefigura però vantaggi anche per le Regioni e le Province autonome che “potranno, per la prima volta, avvalersi di un percorso dedicato per acquisire la capacità di rete necessaria alla erogazione dei servizi di trasporto pubblico locale”.

“La decisione che abbiamo preso è una decisione autonoma, non fatta a comando, e per l’interesse generale”, ha spiegato Camanzi. Dal canto suo il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi, che nei mesi scorsi si è schierato a favore di Ntv definendo il gruppo di Della Valle & soci “un esempio di come la liberalizzazione del mercato abbia fatto bene ai viaggiatori, ai cittadini e all’azienda di Stato”, ha scritto in una nota che la delibera “è un primo grande e importante provvedimento che conferma la bontà della scelta di costituire l’Authority anche contro il parere di molti che la giudicavano inutile”. Entrando nel merito, “il lavoro dell’Authority conferma la linea già intrapresa dal ministero un anno fa, quando con un decreto furono ridotte del 15% le tariffe di pedaggio per l’alta velocità ferroviaria, pagate da Trenitalia e Ntv”.

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