Pietro Grasso riceverà, mercoledì mattina, i familiari di Stefano Cucchi accompagnati dal presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani, Luigi Manconi. Un segnale deciso, quello del presidente del Senato, che già nella giornata di martedì, durante il suo discorso alla cerimonia di commemorazione dei caduti di tutte le guerre, a Bari, ha chiesto che vengano fuori i responsabili della morte del 31enne romano morto il 22 ottobre del 2009 all’ospedale Pertini di Roma dopo un arresto per droga: “Vorrei fare un appello – ha detto -: ci sono rappresentanti delle istituzioni che sono certamente coinvolti in questo caso. Quindi, chi sa parli. Che si abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità perché lo Stato non può sopportare una violenza impunita di questo tipo”.

“Intanto è doverosa e giusta – ha aggiunto – la solidarietà alle famiglie delle vittime di violenza. La violenza non può far parte della dignità di uno Stato civile, soprattutto quando viene da rappresentanti delle istituzioni. Noi speriamo di continuare a cercare la verità, nonostante ci siano state delle sentenze che non hanno saputo o potuto trovarla. Pensiamo – ha concluso Grasso – che bisogna continuare su questa strada, dando la massima solidarietà ai familiari delle vittime”.

Lunedì la famiglia Cucchi ha incontrato il capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone, che domenica, nel ritenere “inaccettabile” una morte come quella del 31enne, aveva espresso la disponibilità, di fronte a fatti nuovi, a riaprire le indagini. “Il procuratore si è impegnato a rivedere l’indagine”, aveva annunciato Ilaria Cucchi, sorella della vittima, uscendo dalla Procura dopo l’incontro. Poco dopo Pignatone ribadiva: “Procederemo ad una rilettura di tutte le carte dell’inchiesta”. Ma aggiungeva che i pm “hanno fatto un lavoro egregio e hanno, come ho detto, la mia estrema fiducia”. L’apprezzamento mandava su tutte le furie la famiglia: “I casi sono due – si legge in una nota diramata in serata da Ilaria – o il dottor Pignatone è riuscito in nemmeno due ore a studiare alla perfezione tutto il fascicolo relativo alla morte di Stefano Cucchi, oppure forse oggi abbiamo tutti perso del tempo“.

Questa mattina Ilaria Cucchi è tornata a parlare dell’incontro con Pignatone. Come avete accolto – è stata la domanda rivoltale durante un’intervista su Radionorba – l’esito dell’incontro con il procuratore di Roma? “Io e la mia famiglia – ha risposto la donna – veniamo presi in giro da cinque anni quindi sicuramente l’abbiamo accolto con grande apertura, con quella disponibilità con la quale io e i miei genitori da soli, senza avvocati e senza nessuno, siamo andati dal procuratore capo della Repubblica di Roma siamo andati lì come famigliari di Stefano Cucchi a dire semplicemente questo: ‘Bene procuratore capo, ci sono queste sentenze come si intende andare avanti per assicurare alla giustizia i responsabili di quel pestaggio’, questo era il nostro spirito”.

“Noi abbiamo affrontato questo processo che era prevalentemente un processo a Stefano – ha detto ancora Ilaria Cucchi – con questa seconda sentenza non abbiamo perso noi, quello che dicevamo da cinque anni è stato riconosciuto, questo è il fallimento della Procura di Roma, è il fallimento della giustizia”. “Io e la mia famiglia – ha continuato – per 5 anni abbiamo combattuto un processo assurdo nel quale se non si fosse trattato della morte di mio fratello sarebbe sembrata una barzelletta. Abbiamo sentito dire di tutto e soprattutto abbiamo cercato con ogni forza sentir negare quelle fratture e le conseguenze di quelle fratture. Oggi abbiamo due sentenze che ci dicono che Stefano è stato pestato e ci dicono che non si è in grado di stabilire chi ne siano gli stato autori di quel pestaggio”.

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