Scontro infuocato tra il senatore Ncd Carlo Giovanardi e uno dei conduttori de “La Zanzara” (Radio 24) David Parenzo. Il tema dell’alterco riguarda la sentenza d’appello su Stefano Cucchi, sul quale il parlamentare viene interpellato dalla trasmissione radiofonica. Parenzo, prima ancora che inizi l’intervista condotta da Giuseppe Cruciani, esordisce: “Ecco uno sciacallo, uno di questi sciacalli che hanno usato il corpo di Cucchi per fare propaganda politica. Mi fanno schifo”. “Con quel signore che ha parlato” – ribatte Giovanardi – “ci vediamo in tribunale. Su questa frase lo querelo, chiaro? Non sopporto i calunniatori e chi mi insulta”. “Accetto la querela e andiamo avanti” – replica il giornalista – “Ho le spalle larghe, amico mio. Lei ha usato in questi 5 anni la vicenda Cucchi per ragioni politiche. Un politico che querela i giornalisti mi fa ridere“. La gazzarra coinvolge anche Cruciani, ma il parlamentare ribadisce: “Io mi sono interessato al caso Cucchi in veste istituzionale, perché all’epoca dei fatti ero al governo con delega alle tossicodipendenze. E sono intervenuto istituzionalmente per esprimere un punto di vista suffragato poi da due sentenze“. Poi afferma sulla sentenza: “Cucchi è morto perché non lo hanno curato e non gli hanno dato da bere e da mangiare quando faceva lo sciopero della fame. C’è sicuramente una responsabilità morale dei medici. Cucchi aveva una vita complessa di spaccio, di tossicodipendenza e di ricovero in comunità. Lui non era in grado di gestirsi e avevano l’obbligo di nutrirlo”. E puntualizza: “Il povero Cucchi era stato ricoverato per 16 volte al Pronto Soccorso per lesioni da percosse e fratture a seguito di pestaggi. La droga ha una responsabilità perché gli ha rovinato la vita. Cucchi è una vittima di una vita difficile, in cui più volte era stato coinvolto in pestaggi da parte di quel mondo che frequentava. Bisogna stare lontani dalla droga, lo dico ai ragazzi”. E rincara: “Non sono d’accordo che a Roma gli intitoleranno una via, perché le vie si intestano a persone che sono state un esempio. Non mi sembra che Cucchi sia un esempio a cui intitolare una strada“. E sottolinea: “Ci sono persone che muoiono di overdose per la droga, altre per patologie collegate alla tossicodipendenza. Altre ancora si rovinano la vita e per vivere dentro quel sistema devono spacciare, come faceva Cucchi. Spacciare droga non è una cosa particolarmente onorevole“. E precisa: “I tre poveri agenti di custodia processati sono vittime, sono stati criminalizzati. Basta ricordarsi dei manifesti che hanno tappezzato Roma, come quelli con la scritta ‘Stefano Cucchi ammazzato dallo Stato’. Hanno avuto vita e carriera distrutte e continuano a ricevere insulti” di Gisella Ruccia

Articolo Precedente

Trattativa: da Cirillo alle stragi, ‘indicibili accordi’ e reticenze di Stato

next
Articolo Successivo

Stefano Cucchi. “Ad ucciderlo sono stato io”. La protesta dagli stadi ai social

next