Il presidente del Burkina Faso Blaise Compaoré si è dimesso e il generale dell’esercito Honore Nabere Traore si è autoproclamato capo del Paese. Una presa di posizione che ha scatenato ulteriore proteste da parte degli anti-governativi: questa mattina i contestatori avevano chiesto le dimissioni del generale Traoré perché considerato troppo vicino al presidente, inoltre, i manifestanti avevano preso d’assalto la sede dello Stato maggiore delle forze armate. Sono destinati a continuare, dunque, i giorni convulsi per lo stato Centro africano dopo che ieri, 30 ottobre, un milione di burkinabé ha manifestato in modo violento perché il presidente rinunciasse a candidarsi per la quinta volta. Negli scontri tra polizia e manifestanti 30 persone sono morte e almeno un centinaio sono rimaste ferite.

Dopo l’assalto al quartier generale della Difesa, Traore aveva dato la sua disponibilità ad incontrare una delegazione di manifestanti, che comunque non avevano alcuna intenzione di sospendere l’assedio. Il tentativo da parte dell’esercito di assumere il potere era già stato denunciato in mattinata dal portavoce dell’opposizione Bénéwendé Sankara che aveva parlato di “colpo di Stato”, termine mai utilizzato finora da nessun leader in campo. In un incontro tra il leader degli antigovernativi e Traoré, l’opposizione gli aveva chiesto “di agire negli interessi del popolo” visto che “il capo di stato maggiore ha fatto un colpo di Stato”, ha affermato Sankara. Traore ha annunciato ieri lo scioglimento di governo e Parlamento e ha comunicato che sarà nominato un nuovo esecutivo inclusivo. E’ da queste premesse che si sono alimentati i timori di un golpe. Traore ha incontrato ieri il capo dell’influente gruppo etnico Mossi nel tentativo di placare la situazione nelle strade della capitale Ouagadougou dove è stato introdotto un coprifuoco in vigore dalle 19 alle 6 di mattina. Lo stato d’emergenza invece è stato revocato poche ore dopo la sua introduzione.

Compaoré ha lasciato il Paese diretto in Ghana e la sua partenza è stata accolta con urla di felicità da parte dei burkinabé: era al potere da 27 anni. In mattinata aveva dichiarato di non avere intenzione di rinunciare all’incarico ma di essere disponibile “ad aprire discussioni con tutti i partiti“. Ieri 30 ottobre, Compaoré ha sciolto il governo ma non si è dimesso dall’incarico. L’ex capo dello Stato si era proposto per guidare l’esecutivo di transizione con rappresentanti di tutte le parti e restare in carica per 12 mesi per dimettersi solo una volta terminato il periodo. Ma gli anti-governativi avevano ribadito che la rinuncia al potere del presidente era una richiesta “non negoziabile”, come dichiarato da Sankara, che aveva precisato: “Compaoré ci ha ingannati tutti per 27 anni, sta ancora cercando di ingannarci, di ingannare la gente. E’ da tanto che chiediamo le sue dimissioni”.

La cronaca della giornata di ieri ha messo in allarme la comunità internazionale. Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, ha invitato tutte le parti a porre fine alle violenze, dicendosi “rattristato dalle perdite di vite risultanti dai recenti eventi”. Il rappresentante speciale dell’Onu Mohamed Ibn Chambas ha fatto sapere che “deplora il deterioramento della situazione di sicurezza” nel Paese e dovrebbe arrivare in visita oggi. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno accolto con favore la decisione del presidente Compaoré di ritirare la proposta di legge che gli avrebbe permesso di correre per un quinto mandato. “Accogliamo anche la decisione di formare un governo di unità nazionale per preparare le elezioni nazionali e trasferire il potere a un successore democraticamente eletto”, ha aggiunto la portavoce del dipartimento di Stato americano, Jen Psaki. Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha espresso oggi l’auspicio di Parigi che “si vada verso un ritorno alla calma. Non dobbiamo fare o disfare un governo. Ciò che noi francesi auspichiamo è che i nostri cittadini siano protetti e che si vada verso un ritorno alla calma”.

 

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