Caro Landini, ti stimo e non è cosa che possa dire a molti politici e sindacalisti. Trovo che mercoledì, in piazza, per la prima volta da troppi anni a questa parte, la sinistra italiana abbia visto in azione un leader politico credibile, in grado addirittura di generare appartenenza. So che preferisci fare il sindacalista, ce lo siamo detti più volte e lo capisco, ma so anche che in questi tempi cupi di (non) pensiero unico l’opposizione costruttiva ma rigorosa di persone come te sia tanto meritoria quanto necessaria (vale anche per i 5 Stelle, spesso encomiabili ma che non di rado sono in grado come nessuno di frantumare a terra gli zebedei, con i loro harakiri ciclici e quelle faide interne di cui davvero non ci frega nulla. Men che meno adesso). Se esiste un futuro di sinistra in Italia, non può prescindere da Landini (mentre deve prescindere eccome dai Vendola). Per questo, anche pubblicamente, ringrazio il Landini di mercoledì, giustamente incazzato e lodevolmente vicino a quella parte di paese che pare non interessare più a nessuno.

Ma proprio per questo, con la sincerità che merita e meritate, non ho trovato granché confortante quella sensazione da tarallucci e vino e “famose du’ spaghi” che pareva (ho detto “pareva”) caratterizzare l’incontro di ieri con il governo. Renzi non è bravo in niente, se non a vendere fumo e intortare il prossimo: quell’incontro gli serviva unicamente per sganciarsi dagli scontri e scaricare le responsabilità sul diversamente geniale Alfano (di cui Renzi un anno fa voleva le dimissioni: come si cambia per non morire, anzi per conquistare il potere).

Politicamente l’incontro non serviva a nulla, perché il Jobs Act non verrà cambiato di una virgola. E se è poi vero che agli incontri si deve andare, ancor più se si è sindacalisti, è altrettanto vero che ridacchiare (un giorno dopo le manganellate) non è stato un bel messaggio. O meglio: lo è stato, ma per Renzi, che ha usato mediaticamente Landini (e non è la prima volta). Renzi, con la consueta modalità “cazzaro berlusconiano mode on”, ha perfino fatto battute. Dialogando con il dirigente Fiom Rosario Rappa, uscito malconcio e con 5 punti di sutura per le cariche delle forze dell’ordine, ha esordito così (racconta oggi Salvatore Cannavò sul Fatto): “Venga qui, mi faccia vedere i punti in testa. Anzi, li faccia vedere a Delrio che è medico, ah ah ah”. Chissà quando lo capirà, lui come i renziani, che non c’è davvero nulla da ridere.

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Foto credit: Twitter ‏@TheLambkin_
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Foto credit: Twitter @LordCompass

 

Tu, Maurizio, che non c’è nulla da ridere lo sai benissimo. Mi perdonerai dunque se, io come tanti, preferiamo il Landini libero e iconoclasta di mercoledì a quello un po’ imbarazzato e inutilmente sorridente del giovedì: se vi farete abbindolare anche voi, ultimi pilastri di resistenza e opposizione all’ubriacatura generalizzata, allora sì che la dittatura buonista dei grandi bischeri mannari non avrà più argini. E tutto potrà travolgere, anzitutto le macerie.

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