Non sono tra gli ammiratori della Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, ma oggi è doveroso parlare di lei. Una dichiarazione ufficiale di Sel, diramata attraverso Facebook, dichiara quanto segue:

Ve la ricordate la storia del volo di Stato per i funerali di Mandela a cui partecipò anche Laura Boldrini col suo compagno? Ve le ricordate le polemiche, le offese, le denigrazioni di Libero e de Il Giornale e quelle del M5S che in realtà celavano solo demagogia e il fastidio moralista che una donna non sposata potesse farsi accompagnare dal compagno e non viceversa? […] Bene, la Procura di Roma ha archiviato tutto, ritenendo che ‘quell’episodio non costituisce reato e che la Presidente della Camera aveva la titolarità a prendere parte al funerale del leggendario Presidente sudafricano ed a farsi accompagnare dal compagno’”.

Boldrini

Ripercorrendo velocemente alcuni titoli di allora, solo per citare due casi, troviamo a destra “La Boldrini da Mandela: il fidanzato sul volo di Stato”, da parte del Giornale e ancora, a sinistra, “Laura Boldrini ai funerali di Mandela, trasferta con il fidanzato sul volo di Stato”, sull’Huffington Post. Il Codacons ipotizzò il reato di truffa, tutto a spese dei contribuenti naturalmente. Tutto questo ha portato a denunce, indagini, l’azione di avvocati e giudici e infine alla piena assoluzione della terza carica dello Stato, la cui colpa è quella di essere una donna che porta al suo seguito un uomo. E non viceversa, come giustamente fa rilevare la nota di Sel. Con l’aggravante di essere addirittura non sposata.

È consuetudine che le rappresentanze di un paese portino con sé i/le partner in caso di impegni istituzionali di rilevanza internazionale. Obama (e non solo) ci ha abituati/e alla presenza della moglie ai grandi summit con le altre potenze. Dovrebbe valere anche al contrario. Se un giorno Hillary Clinton dovesse divenire presidente degli Usa, suo marito Bill sarebbe al suo seguito. Per altro, l’ex ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, portò il marito ad un evento ufficiale con l’ex first lady americana. La diplomazia mondiale si è già aperta alle nuove famiglie. Forse suonerà strano per chi legge il mondo secondo il dettato di Saulo di Tarso, che invitava la donna a tacere di fronte a un consesso di maschi e che sanciva condanne per i sodomiti, ma è così che ormai vanno le cose, in regime di piena parità giuridica e sociale tra i due sessi.

Boldrini, in altre parole, non è stata accusata di aver sperperato i soldi pubblici (cosa che per altro non ha fatto), ma di aver agito secondo quei criteri di piena parità. Inaccettabile in un paese come il nostro in cui maschilismo e gerarchia di genere rientrano ancora tra gli ingredienti culturali della nostra informazione, della gestione del potere, della creazione del consenso. Basti guardare ai titoli riportati: sul Giornale il cognome della presidente è ancora accompagnato dall’articolo femminile ed entrambi i titoli snaturano il rapporto affettivo per cui il compagno, presenza fissa nella vita della signora, è il “fidanzato” ovvero figura evanescente, di transizione (e quindi portatore di incompiutezza) rispetto a quella più stabile di “marito”.

Segno evidente, quest’ultimo, che bisogna ancora lavorare sul concetto di famiglia e stabilire una volta per tutte che esso non è unico e non più limitato agli stretti confini del modello borghese costituito da padre (spesso padrone), madre (e sposa sottomessa) e figli (rigorosamente declinati al maschile) destinati a ripercorrere lo stesso destino.

Laura Boldrini ha rotto questo schema, tutto italiano (e in voga in certo terzo mondo), per cui una donna può essere figura leader, a livello pubblico, e presentare al tempo stesso la sua famiglia formata sul progetto affettivo della coppia e non sul matrimonio. E lo ha fatto a livello simbolico: visita di Stato, in un contesto internazionale, in mezzo ai grandi del pianeta. Al maschio italico e rozzo, tutto questo non va bene. Nel mondo moderno, quello che per altro ha anche presenziato ai funerali del grande leader sudafricano – che una volta liberato il suo paese dalla vergogna dell’apartheid ha legiferato per la piena uguaglianza di bianchi e neri, uomini e donne, eterosessuali e comunità Lgbt (il Sud Africa ha infatti il matrimonio egualitario) – funziona invece così: una donna, in coppia di fatto, può prendere un aereo di Stato col suo compagno. Sarebbe ora di far pace col presente, una volta per tutte.

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