Cercasi disperatamente terza in classifica. Nella giornata in cui in vetta la Juve torna ad allungare sulla Roma (anche se il pareggio dei giallorossi contro la Sampdoria non può essere considerato un vero e proprio passo falso – leggi), la Champions League diventa ambizione di tutti e di nessuno: vincono Napoli, Inter e Lazio, che rilanciano in maniera diversa le proprie quotazioni, ma pagano il pessimo avvio di stagione. Pareggia invece il Milan con la Fiorentina, sprecando un’occasione ghiotta di staccare le rivali (leggi). E così in terza posizione si ritrovano ancora le due sorprese di quest’inizio campionato: Sampdoria e Udinese, Mihajlovic e Stramaccioni. Bisognerà abituarsi, forse, a non considerarle più provinciali. In coda, si tira su chi aveva mostrato d’essere in salute, come il Cagliari, che mostra sprazzi di Zemanlandia in casa dell’Empoli. O il Sassuolo, che abusa a domicilio di un Parma derelitto e sempre più ultimo. Notte fonda per i ducali e il Chievo Verona, a cui non è bastato l’esordio in panchina di Maran.

IL BUONO – È una giornata da libro cuore per il campionato. Per riconciliarsi con il pallone possono bastare piccoli episodi. Anche una semplice rete di un difensore, se a segnarla è Francesco Acerbi. L’ultima volta che aveva fatto gol era il 2012: da allora sono passati quasi tre anni e successe tante cose. Nel luglio del 2013 ad Acerbi è stato diagnosticato un tumore al testicolo. È stato operato, è rientrato in campo a settembre, poi si è fermato di nuovo per una recidiva (che gli aveva anche arrecato una positività per doping con assurda squalifica, poi revocata). Dopo quattro cicli di chemioterapia è tornato a vivere, giocare, segnare. E adesso non vuole più fermarsi.

Acerbi del Sassuolo: dopo il cancro e la ricaduta, è tornato in campo e ha fatto gol contro il Parma

Messaggi di speranza anche dagli spalti: a Marassi durante Samp-Roma i tifosi di casa hanno voluto ricordare Stefano e Cristian, padre e figlio uccisi da un auto martedì scorso dopo la partita di Champions contro il Bayern Monaco (leggi); lo stesso hanno fatto anche gli ultras della Lazio, accantonando per un giorno la storica rivalità. A Verona i sostenitori del Chievo hanno espresso solidarietà per gli alluvionati di Genova. È il lato umano del calcio, il migliore. Certo, è più facile essere buoni a distanza. E allora la speranza è che lo stesso clima si respiri anche fra una settimana: sabato prossimo si gioca Napoli-Roma, l’ultima volta che queste due tifoserie si sono incontrate il calcio è anche arrivato a uccidere.

IL BRUTTO – Dal sogno dell’Europa all’incubo della retrocessione: la secca sconfitta per 3-1 in casa col Sassuolo inabissa il Parma all’ultimo posto in classifica. La società è stata presuntuosa in estate, quando ha pensato che anche ridimensionandosi avrebbe potuto facilmente mantenere la categoria. Poi anche sfortunata: perché l’aritmia cardiaca di Biabiany era imprevedibile, e al suo stop si sono aggiunti anche quelli di Paletta e Cassani. Adesso però il mix rischia di essere letale, e il presidente Ghirardi deve fare i conti con una situazione sempre più grave. Difficilmente l’esonero di Donadoni, tecnico fra i più preparati sulla piazza, potrà essere la soluzione: meglio rimboccarsi le maniche e prepararsi a spendere nel mercato di riparazione, sperando che non sia troppo tardi. Molto più che la qualificazione in Europa League sfumata per beghe amministrative, la retrocessione in Serie B sarebbe un danno davvero irreparabile per la società. L’allenatore che invece continua ad essere a rischio è Mazzarri: la vittoria di Cesena fa respirare la classifica, la prestazione della squadra aumenta ulteriormente i dubbi sulla gestione tecnica. In un momento così difficile, Mazzarri ha pensato bene anche di battibeccare con l’ormai ex presidente onorario Moratti e inimicarsi ulteriormente la tifoseria. Per salvare la sua panchina ci vorrà ben più di uno striminzito 1-0 in superiorità numerica contro una neopromossa.

Dall’Europa alla Serie B: il Parma di Ghirardi e Cassano protagonista in negativo della A

IL CATTIVO – Massimo Ferrero è l’homo novus del calcio italiano. Ha conquistato tutti con la sua verve, è diventato in poche settimane personaggio iconico e idolo dei tifosi. Anche sul campo sta facendo bene, la sua Samp veleggia addirittura terza in classifica (leggi). Deve stare attento, però, a non esagerare. Soprattutto con la lingua, a volte troppo guizzante come testimonia il suo soprannome di “Viperetta”. “Io gliel’ho detto a Moratti, caccia via quel filippino” (video) è una frase detta con benevolenza e per esprimere affetto nei confronti dell’ex patron dell’Inter, ma resta inopportuna. Innanzitutto perché vagamente razzista. E poi perché “quel filippino”, alias Erick Thohir, è il presidente di una importante società del campionato, che siede al suo fianco in Lega calcio. Ed è colui che mette i soldi in casa nerazzurra: se il magnate indonesiano ha comprato l’Inter, è perché Moratti riteneva di aver concluso un ciclo e di non essere più in grado di gestire il club. Dunque la maniera migliore per mostrare apprezzamento per l’ex presidente è anche quella di portar rispetto a chi lui ha scelto come erede. Ma uno scivolone può capitare a tutti, e Ferrero saprà certo farsi perdonare presto con un’altra delle sue trovate. Stavolta più riuscita.

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IL SONDAGGIO
In settimana Moratti ha lasciato anche la carica di presidente onorario dell’Inter. Ha fatto bene, o ha ragione Ferrero secondo cui “avrebbe dovuto cacciare Thohir”?

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