Non ci sono segni evidenti di ferite sul corpo di Elena Ceste. È quanto emerge dall’autopsia effettuata la mattina del 25 ottobre all’ospedale di Alba (Cuneo), dal medico Franco Romanazzi. Adesso si aspettano i risultati degli esami tossicologici e istologici, che arriveranno nei prossimi giorni. E che potranno fornire dettagli in più sulle cause della morte della 37enne scomparsa il 24 gennaio e ritrovata cadavere la mattina dello scorso 18 ottobre in un canale di scolo, a poco meno di due chilometri dalla sua abitazione di Costiglio d’Asti.

Proprio il ritrovamento di quei resti umani, in avanzato stato di decomposizione e senza i vestiti addosso, hanno dato una svolta alle indagini dei carabinieri del Comando Provinciale di Asti, guidati dal tenente colonnello Fabio Federici. Al primo punto fermo, dopo nove mesi di false segnalazioni, piste fasulle e mitomani: Elena è morta. Un passo in avanti che ieri ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di Michele Buoninconti, 44enne, vigile del fuoco ad Alba, e marito dell’analista chimica di Torino che da 5 anni si era trasferita nelle campagne dell’Astigiano per prendersi cura della casa e dei quattro figli. Un cambio di vita che – non escludono gli inquirenti – avrebbe potuto provocare qualche trauma alla donna. “Omicidio volontario e occultamento di cadavere”, queste le accuse contro Buoninconti. “Me lo aspettavo, speriamo che serva per cercare la verità”, ha commentato il marito dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia dai carabinieri. In questi mesi l’uomo è stato più volte ascoltato dai militari, ma la sua posizione adesso cambia. C’è il cadavere della moglie e alcuni punti del suo racconto che fin dall’inizio sono apparsi confusi. E poi c’è quella litigata la sera prima della scomparsa, scatenata da alcuni messaggi che la donna aveva scambiato con altri uomini, che hanno fatto emergere tracce di una vita parallela condotta da Elena. “Un atto dovuto – spiega il procuratore capo di Asti, Giorgio Vitari – che serve a dargli la possibilità di essere tutelato nel corso dell’inchiesta che riguarda la morte della moglie”.

I nodi da sciogliere rimangono molti. A cominciare da chi ha portato il cadavere della casalinga in quel canale di scolo e lo ha coperto con rami e rovi. Ma per riavvolgere il filo nero di questa storia i detective dell’Arma, coordinati dal pm Laura Deodato, devono ripartire dalla mattina del 24 gennaio 2014. Quando Michele Buoninconti denuncia: “Mia moglie è scomparsa, mi aveva chiesto di accompagnare i bambini a scuola perché si sentiva male”. Al ritorno dell’uomo a casa, intorno alle 9, però, la donna è già svanita nel nulla. Sono i vicini a vederla poco alle 8 e 10 per l’ultima volta, nel cortile di casa, vestita troppo leggera per il freddo di gennaio. La 37enne si sarebbe allontanata senza documenti, senza gli indispensabili occhiali da vista e senza cappotto. Lasciando il pigiama e le calze davanti al cancello, puliti, asciutti, senza un filo d’erba sopra. Raccolti dal marito che in questi mesi, interrogato più volte dal magistrato e dai carabinieri, si è sempre proclamato estraneo alla scomparsa della moglie.

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