Undici militari iracheni finiti all’ospedale a causa di una fortissima intossicazione da gas cloro. La diagnosi sui militari di Baghdad è, secondo quanto riporta il Washington Post, la prova che lo Stato Islamico sia in possesso di armi chimiche e che le abbia usate in almeno un attacco contro le milizie del presidente Haydar al-Abadi. Una rivelazione che conferma e aumenta i timori già manifestati dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche che, già un mese fa, aveva denunciato l’uso del cloro da parte dell’Isis.

Nel pomeriggio del 15 settembre, poco dopo le 16 ora di Baghdad, 11 militari sono stati portati all’ospedale di Balad, città 70 chilometri a nord della capitale, in preda a sintomi di avvelenamento e in pericolo di vita. “Inizialmente – racconta a quotidiano americano Kasim Hatim, direttore della struttura – pensavamo a un’intossicazione da gas ben più nocivi, come gas nervino o organofosfato”. I soldati non riuscivano nemmeno a respirare per i forti attacchi di vomito che li stavano uccidendo. Da analisi più approfondite, lo staff dell’ospedale ha potuto confermare che per tutti i militari si trattava di una fortissima intossicazione da gas cloro. Fonti dell’esercito sostengono che lo Stato Islamico abbia usato armi chimiche in almeno tre attacchi, anche se, per il momento, si hanno conferme solo riguardo a quello del 15 settembre.

Uno dei militari sopravvissuti, tenente Khairalla al-Jabbouri, ricorda gli attimi in cui lo Stato Islamico ha sferrato l’offensiva: “Abbiamo sentito una strana esplosione – racconta – e poi abbiamo visto alzarsi in cielo un fumo giallastro“. Poi continua: “A un certo punto mi sono sentito soffocare – spiega nella sua testimonianza -, ho iniziato a vomitare e non riuscivo più nemmeno a respirare”.

Sembra che, comunque, gli attacchi chimici dello Stato Islamico non abbiano causato numerose vittime, anche se questo tipo di armi ha un potenziale distruttivo enorme. Usate soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale, questo tipo di armi hanno lasciato sui campi di battaglia migliaia di morti. Altra cosa che non tranquillizza i militari impegnati sul suolo siriano e iracheno è la facilità con la quale è possibile reperire le materie prime necessarie a costruire questo tipo di ordigni: il cloro, infatti, è acquistabile legalmente, anche se il suo utilizzo come arma viola la Convenzione sulle armi chimiche.

Articolo Precedente

Isis, il jihadista di al-Nusra: “Kassig salvò la vita a me e ad altri combattenti”

next
Articolo Successivo

Nepal, cartolina da Kathmandu tra traffico e nuova Costituzione

next