Prima di occupare il palco, hanno chiesto un incontro di chiarimento direttamente a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Ma anche al figlio del cofondatore, Davide Casaleggio e all’autista Walter Vezzoli. Prima di salire con lo striscione “Occupy palco” sulla scena del Circo Massimo, gli attivisti espulsi nei giorni scorsi dal blog per la contestazione, hanno contattato parlamentari e portavoce regionali per presentare le stesse domande, e, dicono, non hanno ricevuto risposta. E’ questa la versione dei fatti dei quattro militanti, invitati al Municipio VIII di Roma per spiegare le loro posizioni sull’episodio e cercare un confronto. Il chiarimento è andato in onda in diretta streaming, ma il video è stato disponibile su Youtube solo per alcune ore e poi è stato rimosso.

Giorgio Filosto, Orazio Ciccozzi, Pierfrancesco Rosselli e Daniele Lombardi hanno incontrato gli attivisti del Meetup locale e risposto alle domande. “Intanto solo uno di noi era responsabile della sicurezza del palco”, ha precisato Rosselli. “E’ importante specificarlo visto che ci hanno accusato di aver abusato del nostro ruolo”. Gli altri tre, sempre parte dello staff di volontari che ha dato una mano nella gestione dell’evento, erano invece addetti ad altri compiti come ad esempio la ristorazione. “Abbiamo scelto di salire sul palco quando non c’erano troppe telecamere”, hanno continuato gli espulsi, “per avere meno visibilità mediatica possibile. Abbiamo aspettato il momento in cui i giornalisti stavano seguendo Beppe dopo il comizio sulla gru. Poi siamo saliti con lo striscione e lo speaker Massimo Bugani ci ha dato il microfono per parlare. Non appena ce l’ha richiesto indietro, abbiamo accettato di andare via”.
Video di Irene Buscemi

Tra le domande più frequenti degli attivisti presenti in sala: “Perché non avete usato altri spazi prima di salire sul palco?”. “Ci hanno colpito molto”, hanno detto i quattro, “alcune dichiarazioni dei nostri portavoce nazionali e regionali. Noi non abbiamo registrato o salvato tutte le discussioni avute sia con i parlamentari che con altri consiglieri, ma ci sono state. E se necessario possiamo provare a recuperarle. In tutti i casi non abbiamo ricevuto risposte. Ci stanno accusando tutti del metodo sbagliato, ma nessuno ci ha detto quello giusto. Sono passati dieci giorni e ancora a queste domande non c’è risposta”.

All’incontro del Municipio VIII c’era anche Sergio Di Cori Modigliani, autore di “Vinciamo noi, la voce dei 5 stelle”. “Siamo al punto”, ha detto, “che uno accoglie un nazista antisemita (nel gruppo in Europa ndr) e nessuno pone una domanda perché è vietato parlarne? E a questi 4 disgraziati io devo andare a chiedere che chiedano scusa a me? Quando conosco persone che hanno dato l’anima per il Movimento che per il solo fatto di aver osato chiamare Gianroberto per avere chiarimenti sul licenziamento di Claudio Messora si sono trovati licenziati, espulsi e minacciati”. Modigliani ha poi posto l’accento su altri aspetti che ritiene critici per il Movimento: “Vi posso citare decine e decine di casi. In Umbria sta per accadere una catastrofe, come in Sardegna. C’è una costruzione finta di nominati. Sono cose che vanno affrontate. La scelta è linguistica: il Movimento deve crescere. Usiamo la parola ‘sogno’? Ma siamo ragazzini? Il progetto non può essere un sogno, deve essere politico e pragmatico. Abbiamo bisogno di chiarire esattamente quali sono le mansioni e i compiti. E uscire dalla comunicazione di stampo berlusconiano”.

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