Mentre esplode la furia popolare e un migliaio di genovesi in corteo reclamano (invano) le dimissioni del sindaco Doria e del presidente della Regione Burlando, sulla scia della alluvione emerge l’ennesimo “scandalo”: i premi in denaro a tre dirigenti comunali rinviati a giudizio per il disastro del Fereggiano del 4 novembre 2011: 6 vittime, secondo le indagini della Procura di Genova, persero la vita a causa della pessima gestione dell’emergenza da parte del sindaco Marta Vincenzi, anche lei a processo. Tutti sono imputati di omicidio colposo e falso per aver omesso di predisporre i controlli necessari sul torrente in esondazione e di ordinare (il sindaco) la chiusura delle scuole. Nonché per avere “taroccato” i verbali di quella giornata per occultare le proprie responsabilità.

Tre degli imputati hanno ricevuto regolarmente i bonus sulle retribuzioni previsti da un accordo siglato dall’amministrazione guidata da Vincenzi che valuta i comportamenti dei dirigenti. Ma chi li valuta? E in base a quali parametri? Le valutazioni appartengono al Comune che li esprime in base a non si sa bene quali considerazioni interne. Certamente non interpella chi dei comportamenti è il destinatario, ovvero i cittadini. Il modello inglese, introdotto dalla legge Bassanini per superare il meccanismo automatico degli scatti di anzianità, si rivela un artifizio. E non è tutto. I tre dirigenti (e chissà quanti altri) hanno incassato anche la cosiddetta “retribuzione a risultato”, che tiene conto appunto dei risultati raggiunti. Le due voci extra in denaro sonante integrano gli stipendi di Gianfranco Delponte (ex dirigente dell’Area Sicurezza, già capo della Polizia municipale genovese), Pierpaolo Cha, suo vice, e Sandro Gambelli, ex responsabile della Protezione Civile del Comune, l’unico ad avere ammesso di aver partecipato alla contraffazione dei verbali.

L’arrotondamento ha portato nel 2012 lo stipendio di Delponte a 125mila euro lordi (22mila dei quali come premio di risultato per il 2011), lo stipendio di Cha a 80mila (17mila per premio di risultato 2011) e gli emolumenti di Gambelli a 70mila euro (dei quali 6.500 come bonus di risultato). I tre dirigenti sono stati assegnati nel frattempo ad altri incarichi. Delponte è segretario generale del municipio Valpolcevera, Gambelli opera nel settore Patrimonio e Demanio. Entrambi, inquadrati con posizioni dirigenziali minori, hanno ricevuto il bonus anche per quest’anno: 9mila e 5.700 euro rispettivamente. Cha è stato spostato con intatta posizione dirigenziale ai servizi civili, legalità e diritti e ha avuto 6.700 euro di bonus. La vicenda ha prodotto un’interrogazione da parte di Lilli Lauro, capogruppo di Forza Italia al comune. 

Delponte, Cha e Gambelli non sono i soli beneficiari di accordi perlomeno balzani che suscitano l’ira dei genovesi, specie di quelli che nell’ultimo disastro hanno perso tutto. Giorni fa, grazie all’ex candidato sindaco Enrico Musso era emerso che altri dirigenti del Comune, delegati alla prevenzione idrogeologica e alla Protezione civile, avevano goduto di premi extra stipendio. Sono Laura Petacchi e Monica Bocchiardo, il capo facente funzioni della Protezione civile comunale che non aveva lanciato l’allarme-Bisagno e si era giustificata: “Non potevo mica arrestare l’acqua con le mani”. Bocchiardo è stata premiata con un bonus “per aver svolto un buon lavoro per la sicurezza idrologica della città”(sic!). Altri due dirigenti avevano ricevuto retribuzioni extra: Enrico Vincenzi e Stefano Pinasco, costui imputato per disastro colposo per l’alluvione del 2010 che devastò il quartiere di Sestri Ponente. Pinasco ha avuto il “pour boire” per aver successivamente operato per mettere in sicurezza il torrente Chiaravagna. I bonus di risultato, dai 6mila ai 17mila euro a testa, sono stati distribuiti a volontà fra decine di dirigenti e costano un cifra alle casse comunali. Ma la vera domanda è: perché occorre incentivare con premi in denaro i dipendenti che, in definitiva, compiono semplicemente il proprio dovere d’ufficio? Ripetutamente cercata dal fattoquotidiano.it che desiderava una risposta in merito, l’assessore Isabella Lanzone non ha ritenuto di fornire spiegazioni. Se non, per interposta persona, un allargare di braccia, a significare. “Non possiamo farci nulla. E’ la legge”. Dura lex sed lex? No, semmai: summum ius, summa iniuria, per dirla con i padri latini.

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