Voglio fare l’artista, voglio fare l’artista, voglio fare l’artista, voglio fare l’artista…
non è cosi semplice la questione.
E poi..artisti si nasce o ci si diventa?
E poi…tutto è arte o è arte solo qualcosa? 
Oh me, oh vita!

Domande come queste mi perseguitano
Infiniti cortei di infedeli, città gremite di stolti…ah,
cazzo Whitman fatti da parte sto parlando.

Dicevo, non è cosi semplice barcamenarsi nei tempi che corrono, cercando di fare arte.
Che si tratti di musica, di libri, di teatro, di pittura, di biscottini a forma di animali, di installazioni supersoniche ecc ecc ecc.
non è cosi semplice.
Io ad esempio, ho scoperto di essere un’artista due anni fa.
Perchè ho trovato il mio linguaggio.
Ogni artista per essere definito tale, per quanto mi riguarda,
deve avere un suo linguaggio, preciso ed unico.
Altrimenti non è un’artista.
Deve parlare una lingua che parla lui soltanto, che però capiscono tutti.
Ogni grande artista, non è ripetibile, in nessun modo,
un grande artista può essere preso ad esempio, può essere copiato e plagiato,
ma nessuna di queste cose intaccherà la forza della sua arte.

Ad esempio, 
Picasso scomponeva il senso delle cose. 
Dalì era pazzo.
Van Gogh faceva muovere la pittura.
Michelangelo era pazzo.
Fontana tagliava le tele.
Pollock le schizzava di vernice.
Hearing usava quei pupazzetti simpatici.
Warhol usava il subliminale.
Maurizio Cattelan usa il naso.
Thom Yorke usa un occhio e mezzo.
Francis Scott Fitzgerald usava la classe.
Marina Abramovic usa il corpo.
Woody Allen è pazzo.
Tim Burton usa sua moglie e Johnny Depp.
Damien Hirst pensa alla morte e ai soldi per essere meraviglioso.
Tom Waits ha venduto l’anima al diavolo.
Clifford Brown non pensava a niente quando suonava la tromba.
Armstrong cantava con una pigna in bocca per essere meraviglioso.
Sinatra cantava con un “lo so fare meglio di te” in bocca per essere meraviglioso.
Nat king Cole era meraviglioso per essere meraviglioso.
Dostoevskj scriveva di cose miserabili con una luce magnifica.
John Steinbeck sapeva essere violento ma anche tenerello.
Lennon componeva melodie semplici estremamente complesse.
e cosi via si potrebbe continuare per ore e ore a scrivere ancora di altri artisti e artisti e artisti che solo trovando il loro linguaggio,
il loro idioma monoparlabile ma comprensibile da tutti
sono riusciti a meritarsi il favoloso privilegio di essere chiamati artisti.

Come avrete capito a questo punto, 
discutere di artisti e di arte è una questione che richiede tempo, molto tempo.

L’unica cosa che non dimenticare però,
è che prima ancora di essere artisti per gli altri, bisogna essere artisti per se stessi…
E così io, nel mio piccolo universo, come vi dicevo, ho capito di essere un’artista due anni fa.
E’ stato un periodo molto pieno, in cui ho cercato di dare il massimo, 
per nessun motivo in particolare.
Mi sono appigliato all’arte perchè è di questo che provo a campare da diversi anni..
E quindi serrando i ritmi mi sono reso conto alla fine di questo percorso di aver sviluppato un linguaggio nella scrittura che è solo mio, 
che non è ripetibile.
Quel famoso idioma monoparlabile di cui scrivevo più sopra.
Mi sono reso conto che ho sviluppato un universo di cose che sono i miei elementi da mescolare per arrivare al favoloso privilegio di essere un artista.
E che nessun’altra persona al mondo potrà portarmi via o potrà copiarmi o plagiarmi…
Mi sono reso conto di essere io, solo io, me medesimo 
ad avere la fortuna o la sfortuna di avere questo linguaggio, che parlo solo io e nessun altro.
C’è voluto tanto tempo e tanto lavoro per sentirmi un’artista e adesso che lo sono
posso dire senza paura che qui, in questo paese, l’Italia…gli artisti non devono avere paura. 
Questo è ancora il paese dell’arte, non finisce tutto per poche piccole stupidaggini.

di Davide Petrella

Twitter: @lestrisce

Articolo Precedente

Paolo Benvegnù, il nuovo Earth Hotel: un albergo di suoni grande come il mondo

next
Articolo Successivo

Neil Young, in esclusiva per Ilfatto.it lo streaming del nuovo album “Storytone”

next