La Sardegna ha solo anticipato i tempi. E di un bel po’, nell’isola tutto è iniziato nel 2009, cinque anni fa. Prima degli scandali in Lazio, con il mediatico caso Fiorito, in Piemonte e Lombardia c’è stata l’inchiesta della Procura di Cagliari. Le indagini del pm Marco Cocco sui fondi ai gruppi in Consiglio regionale sono partite dal racconto di una super testimone, Ornella Piredda, dipendente del Gruppo misto. Dalle sue denunce per mobbing (e decurtamento stipendio) sono partite le accuse di peculato nei confronti degli onorevoli. Avrebbe chiesto la rendicontazione e le pezze giustificative, da qui le ritorsioni. Il sistema svelato sarebbe quello della distribuzione equa di una cifra a testa, circa 2.500 euro, niente rimborsi dati in base al spese effettuate. Da intendersi per “fini istituzionali”, legati alle attività del gruppi. Quei fondi che sono stati tagliati a gennaio, proprio in seguito alla scandalo. 

Le spese. Le somma totale su cui si indaga supera i 64milioni di euro. Nel calderone c’è di tutto: quadri e libri antichi con certificato di garanzia lasciati in eredità ai figli, spese di carrozzeria e auto nuove, penne Monblanc, banchetti vari: di nozze, pacchetto convegno più ristorante e pranzo elettorale con oltre trenta pecore. Affitti, stipendi di colf, bollette, bombole del gas. Pc, televisori, tablet. E poi viaggi: biglietti aerei e stanze pagate anche durante le feste di Natale. Oltre alla benzina, quella che – con la spinta delle faide interne al Pd – è costata la corsa alle Regionali (conquistata con le primarie) all’attuale sottosegretario ai Beni Culturali, Francesca Barracciu. Le cifre dei singoli oscillano parecchio: ad alcuni sono contestati oltre 250mila euro (tra tutti Mario Diana, ex capogruppo Pdl) ad altri appena poche migliaia.

I filoni e i numeri. Gli onorevoli coinvolti attualmente sono più di 90, con appartenenza bipartisan, 18 gli imputati. Due le legislature tirate dentro: quella del 2004-2008 con presidente Renato Soru e l’ultima. E quindi ecco i consiglieri del Pdl, Pd, Udc, Idv, Socialisti e pure lo storico Psd’Az: nomi che hanno guidato (e guidano) la politica sarda negli ultimi 20 anni. Non mancano le sigle d’un tempo che fu: An e Margherita. Ci sono due filoni, in ordine di tempo, più una terza costola legata a doppio filo. Un fascicolo, titolare sempre il pm Cocco, sulle false residenze dei consiglieri dichiarate per ottenere un rimborso chilometrico più alto. 

Le condanne, gli arrestati e i soldi resi. Al momento poche le condanne: la prima quella di Adriano Salis (Idv) a un anno e otto mesi, oltre all’interdizione dai pubblici uffici. Ha scelto in solitaria il rito abbreviato, non seguito dagli altri. Per questo è probabile che la fine dell’inchiesta si possa vedere tra anni, forse in Cassazione. C’è poi Sisinnio Piras (Pdl), uno dei quattro arrestati: ha patteggiato a maggio. Anche per lui una pena di un anno e otto mesi. E ha reso 38mila dei 40mila euro contestati, stessa mossa di altri onorevoli. Anche per l’ultimo che ha trascorso qualche notte in carcere, poi ai domiciliari: Eugenio Murgioni (Fortza Paris). Per il gip sussisteva l’evidente possibilità dell’”inquinamento delle prove”. Una sorta di caccia alla fattura da ritoccare e alle testimonianze di imprenditori o fornitori. Da settembre è libero: restituirà i 43mila euro usati, secondo il pm, per spese private. Lo farà in tre rate: la prima già pagata da 14mila, poi le altre due. Ed è già tempo di nuovi interrogatori: sono ripartiti in questi giorni, tra rinvii e assenze.

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