Nella settimana del ritorno trionfale di The Walking Dead (oltre 17 milioni di spettatori in America, record assoluto per la tv via cavo, quasi mezzo milione in Italia, tra i migliori risultati stagionali di Fox), mi sembra giusto anche in questo blog, che raramente si occupa di cinema di genere, affrontare il tema zombie. Devo ammetterlo, sono un grande fan dei morti viventi, che siano su libri, fumetti, film o serie tv. Sono però anche consapevole di come la maggior parte dei film sul tema sia per lo più spazzatura, prodotto a bassissimo costo e senza grandi pregi se non quello di vedere morti in putrefazione grazie a scarsi effetti speciali. Ci sono però eccezioni, anche inedite in Italia. The Battery, ad esempio, è un film che ha diviso le community di fan: “Gli zombie non si vedono quasi mai”, “è pieno di momenti morti”, “i protagonisti parlano troppo”. Sinceramente, mi interessa poco, perché The Battery, per me, è un gran film. 

Il registaJeremy Gardner è un giovane regista americano, al suo primo lungometraggio. Ha diretto e interpretato diversi corti ispirati a B-movie, e dopo qualche anno di pausa è tornato al cinema producendo, dirigendo e interpretando The Battery

Gli interpreti: I due protagonisti sono lo stesso Jeremy Gardner e Adam Cronheim, coproduttore del film alla prima esperienza in un lungometraggio. 

La trama: Ben e Mickey sono due ex giocatori di baseball, ma ormai le loro vecchie mazze vengono usate solo per uccidere gli zombie che hanno invaso il globo. Ben si è adattato a quella vita, vuole sempre dormire all’aperto e uccide i morti viventi che gli si presentano davanti. Mickey invece cerca ancora di rifiutarla, ascoltando sempre musica e stando ben lontano dagli zombie. Dopo aver sentito delle voci in un segnale radio, inizieranno un difficile percorso per raggiungerle. 

Il commento: Se giri un film da esordiente, su un tema sinceramente abusato e con 10.000 dollari di budget (6.000 per la produzione, 4.000 per il marketing: niente male!), tendenzialmente hai ben poche possibilità di riuscire a fare un buon lavoro. E invece Jeremy Gardner ne ha fatto uno davvero ottimo: si è allontanato dal fare uno Z-movie (Z come zombie, ma anche come serie Z), e ha realizzato un film sostanzialmente drammatico più che horror, che indaga più nella mente dei personaggi che nei loro cervelli sbranati. Una sorta di Into the Wild post-apocalittico, in cui però i protagonisti sono due e il loro isolamento non è volontario ma dovuto all’invasione dei morti viventi. Il film è sostanzialmente diviso in due parti. Nella prima, una sorta di mini road movie, vengono costruiti i due personaggi, li si comprende nelle loro diversità, utilizzando in alcuni momenti toni più drammatici e in altri più comici, con un umorismo hipster che può ricordare il Clerks di Kevin Smith. Nella seconda tutto diventa claustrofobico, qui sì in alcuni momenti davvero orrorifico, fino a un bellissimo finale in cui grazie ad alcune azzeccate scelte registiche l’empatia sale altissima e la tensione continua fin oltre i titoli di coda. Meritano una nota anche le musiche, scelte tra interessanti band indie nordamericane come i Rock Plaza Central o El Cantador. E’ insomma un film difficilmente catalogabile, The Battery, e infatti ha avuto grossi problemi di distribuzione, ma è anche una piccola perla per chi riesce a disinteressarsi delle classificazioni per genere e vuole scoprire come, con un pochi mezzi ma buone idee, si possa realizzare un prodotto di sicuro interesse. 

La critica: Descritto come un “anti-zombie zombie movie”, The Battery è la novità più rigenerante vista negli ultimi anni in un sottogenere ormai abusato. Kier-La Janisse, Fangoria. 

La citazione: “But we just go and go, man. Where are we going? We’re not goin’ anywhere”. 

I premi vinti: Il film ha partecipato a oltre trenta festival, vincendo i premi del pubblico all’Imagine di Amsterdam, all’After Dark di Toronto, al Dead by Dawn di Edimburgo e al Mauvais Genre di Tours. 

L’homevideo: Il film è uscito in versione digitale nell’estate del 2013, nel bel mezzo delle sue presentazioni ai festival. Finalmente, a settembre 2014 è uscita anche una ricca edizione in blu-ray, che contiene il commento audio del film, un lungo documentario (90 minuti) sul dietro le quinte, intitolato Tools of Ignorance, una carrellata di errori sul set e uno speciale sulle musiche. Sono disponibili sul web i sottotitoli in italiano. 

Il trailer

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