Non so se sia una baracconata destinata a cassetti polverosi, certo che quei sorrisi, la felicità di parenti e amici, gli occhi lucido-commossi degli sposi, fanno premio su tutto, sulle diffidenze, le malizie, le cattiverie sparse e riportano la questione a una dimensione primitiva rispetto alle acrobazie della politica moderna: ma due persone che si vogliono bene possono sposarsi o no in questo accidenti di Paese?

Il ministro degli Interni che precisa, sottolinea, che si smarca, puntualizza, e al tempo stesso, in un empito politicamente corretto, ci dice che, per carità, tutte quelle coppie sono “rispettabilissime”, sembra il giapponese in tempo di pace armato fino ai denti. Non v’è dubbio che quel pensiero sarà spazzato via dalla storia, dalla forza degli eventi, dall’inevitabilità degli amori diversi. Resta da capire, particolare nient’affatto trascurabile, quanto tempo manca.

L’abitudine (malsana) a non fare una cosa per volta, a non ragionare per tappe, considerando il matrimonio omosessuale come passaggio inevitabile e soprattutto generatore di altre istanze molto più complesse, ci porta alla confusione più totale. Per cui accade che nello stesso momento, mentre sindaci consapevoli benedicono matrimoni senza averne formalmente titolo, Luxuria proponga in televisione interrogativi del sedicesimo tipo, per di più a Gasparri e con la benedizione del moderatore Mentana in diretta su La7: “Ma se muore una delle due madri di un bambino, esattamente quella biologica, lei Gasparri cosa fa, toglie il bambino alla madre non biologica?”

Questo è un buon modo per non andare da nessuna parte, un modo decisamente scoperto di essere protagonista sul palcoscenico traballante del villone di Arcore e da lì essere invitata in ogni dove televisivo, come se nessun’altra (o nessun altro) fosse in grado di dire cose minimamente sensate su questi aspetti delicati di un problema molto presente ormai nella nostra società e ci fosse l’esigenza estrema di lei, solo di lei, Luxuria. Anche noi giornalisti, è il caso di dircelo, abbiamo il fiato cortissimo.

Resto ai matrimoni celebrati e me ne compiaccio intimamente. Ripeto: concentrate lo sguardo sulla “loro” felicità, sgombrando un po’ del nostro egoismo. Resterete colpiti da un sentimento pieno, condiviso, che non può, pur con tutte le diffidenze, non diventare legge di questo nostro, povero, Stato. 

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