Un errore madornale. Umano, attribuibile ad una disattenzione, ad una leggerezza, ma davvero clamoroso. Solo così si può spiegare ciò che é emerso dalla conferenza stampa indetta dal sindaco di Cremona Gianluca Galimberti sulla Tari, la nuova tassa rifiuti che tanto ha messo in sofferenza gran parte delle imprese, commerciali soprattutto ma anche artigiane, le quali si sono viste recapitare bollettini con rincari, rispetto all’anno passato (in vigore la vecchia Tarsu) di oltre il 20%. Tutto da rifare, calcoli dei coefficienti da rivedere e quindi, dopo lo sciopero fiscale da alcuni esercenti messo in pratica relativamente al pagamento della seconda rata, scaduta a metà settembre, la sospensione – decisa dall’amministrazione comunale – del pagamento della terza, prevista il 16 novembre.

Una analisi capillare ha di fatto evidenziato l’errore politico della precedente giunta (che evidentemente non ha sufficientemente controllato il lavoro degli uffici tecnici) e le manchevolezze degli uffici stessi, che hanno in sostanza invertito, nella formulazione delle tariffe, le percentuali di coperture delle utenze domestiche con quelle non domestiche. Quindi, rispetto alle prime due rate già scadute, i privati cittadini stavano versando meno del dovuto, le imprese di più.

“E’ sconcertante l’errore in sé, ma anche il fatto – ha detto il sindaco – che non fosse disponibile un sistema efficace di verifica dell’emesso e dell’incassato. Questa è una responsabilità anche politica della giunta precedente, a cui noi stiamo ponendo rimedio”. L’assessore al Bilancio Maurizio Manzi si è affiancato ai tecnici, disegnando un sistema di monitoraggio, controllo e reporting dell’emesso e dell’incassato relativo alla Tari 2014. Questo monitoraggio, ha spiegato ancora il sindaco, ha consentito all’assessore di scoprire l’esistenza di un “grave errore di impostazione delle tariffe”.

Gli uffici tecnici, nell’affrontare la novità dell’introduzione della Tari (in vigore da 1 gennaio 2014), avevano deciso di utilizzare, a marzo, il coefficiente di produzione medio per la determinazione delle tariffe relative alle utenze non domestiche, ossia proprio quelle attività economiche che a giugno hanno scoperto di dover pagare cifre doppie, triple, anche sestuple, ricavando invece per differenza il dato delle ‘domestiche’. Gli uffici comunali hanno confermato l’errore in una nota tecnica redatta dal dirigente del servizio, che ricostruisce quanto accaduto. “Abbiamo già attivato un procedimento interno – hanno aggiunto Galimberti e Manzi – per verificare le responsabilità, al termine del quale la giunta deciderà gli opportuni provvedimenti del caso”. Se salteranno teste, lo scopriremo nelle prossime settimane.

Naturalmente anche le categorie economiche rappresentative di commercio e artigianato hanno fatto sentire la loro voce, dopo il pasticciaccio brutto. La sintesi del ragionamento: è vergognoso che siano stati necessari proteste e sciopero fiscale perché fosse evidente che qualcosa nel calcolo delle tariffe non andava. Ma questa storia, forse, sarà forse l’occasione per rilanciare il dialogo, divenuto freddo negli ultimi tempi proprio per via della questione Tari, tra le categorie da una parte e l’amministrazione comunale dall’altra.

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