Incassata una assoluzione è già arrivato un altro guaio, in verità piccolo, per Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia è indagato dalla Procura di Torino con l’accusa di diffamazione per aver affermato pubblicamente lo scorso febbraio che l’avvocato Patrizia Bugnano, già senatore dell’Italia dei Valori, “aveva plagiato” Ambra Battilana e Chiara Danese, due tra le parti civili al processo d’appello Ruby a carico di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti.

Le due ragazze, una assistita dall’avvocato Bugnano e l’altra dal collega Stefano Castrale, hanno consentito di ricostruire quanto accadeva nel corso delle serate ad alto tasso erotico di Arcore come quando durata la cena elegante le ospiti vennero invitate a baciare una statua di Priapo. Il pm torinese Chiara Maina ha chiuso l’inchiesta avviata nei confronti dell’ex premier in seguito alla querela sporta dall’avvocato Bugnano per le parole pronunciate da Berlusconi otto mesi fa al Tgcom e poi riprese dai siti on line di alcuni quotidiani e dalle edizioni cartacee. L’ex premier a proposito del procedimento cosiddetto Ruby ter, quello di corruzione in atti giudiziari e ancora in fase di inchiesta, riferendosi alle due ex miss aveva dichiarato che “ci sono due testimoni completamente plagiate“. “In questo processo – aveva raccontato anche in un incontro a Milano – è venuto fuori che ci sono 44 testimoni sotto accusa tra quelli in mio favore mentre dall’altra parte ce ne sono due che sono venute una sola volta ad Arcore, sono andate via alle 12.30 e sono state completamente plagiate da un’avvocatessa parlamentare di Di Pietro”. Per questa frase ritenuta “gravissima” e lesiva della sua reputazione professionale e personale, il legale, nella denuncia penale datata 21 febbraio 2014, ha chiesto il risarcimento di mezzo milione di euro. 

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