Un pagamento di 2.654 euro per chiudere il procedimento aperto nei suoi confronti per condotta antisindacale. E’ quanto riporta l’edizione di Napoli de la Repubblica, dove si legge che l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, ha chiuso il procedimento in corso al Tribunale di Nola scaturito da un esposto della Fiom. Tutto nasce con l’estromissione di 19 operai iscritti al sindacato guidato da Maurizio Landini dallo stabilimento di Pomigliano.

La decisione del gip Paola Borrelli, su parere conforme della Procura, è la conseguenza anche del mutamento dei rapporti tra l’amministratore delegato del gruppo automobilistico e il sindacato dopo che, lo scorso 30 maggio, le due parti hanno sottoscritto un verbale di accordo in cui si conviene che i stessi lavoratori ritenuti discriminati “venissero impiegati nello stabilimento di Pomigliano d’Arco secondo mansioni accettate dal sindacato”. Lo stesso Landini ha testimoniato l’evoluzione dei rapporti ai magistrati con una missiva nella quale si legge che “se questa situazione si manterrà stabile siano state superate le ragioni di conflitto nelle fabbrica di Pomigliano che avevano portato agli esposti”. 

“Prendo atto che la magistratura di Nola ha accertato le evidenti discriminazioni nei confronti della Fiom nello stabilimento di Pomigliano, comminando una multa a Marchionne, ma non siamo noi a dover valutare l’entità della sanzione”, ha commentato il responsabile del settore automotive per la Fiom di Napoli, Francesco Percuoco. “Noi, intanto, abbiamo vinto una grande battaglia riportando in fabbrica i primi lavoratori iscritti alla Fiom che però non chiude la partita. Il nostro obiettivo, infatti, è riportare tutti a lavoro pieno nello stabilimento e per questo continuiamo a contestare all’azienda la gestione delle divisioni in fabbrica, con una sola parte dei lavoratori interessata dai contratti di solidarietà”, ha aggiunto. Il responsabile del settore automotive partenopeo, infine, contesta a Fiat Chrysler la metodologia attuata nei confronti dei propri delegati al Giambattista Vico: ”Nonostante siano presenti nello stabilimento non è loro garantita la piena agibilità sindacale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori”.

“Tanto rumore e denunce alle Procure di tutta Italia per poi consentire all’ad di quella che è diventata una multinazionale americana dell’auto di cavarsela con un’ammenda di 2654 euro”, è invece la reazione dello Slai Cobas di Pomigliano d’Arco. “Se sono queste le battaglie per la democrazia della Fiom di Landini – hanno proseguito dal sindacato di base – allora i lavoratori Fiat di tutta Italia avranno da gioire. La Fiom ha consapevolmente salvato in calcio d’angolo Marchionne con la stipula della conciliazione dei mesi scorsi, consentendo alla Fiat di dimostrare in Tribunale il mutato clima delle relazioni sindacali in fabbrica nel procedimento a carico dell’ad e di alti vertici aziendali di Pomigliano. La Fiom ha scelto di salvare la Fiat e 19 dei suoi delegati scaricando i 300 addetti di Nola, da sei anni relegati in Cig”. I coordinatori dello Slai Cobas, infine, annunciano chesabato, nel corso dell’assemblea convocata a Palazzo Orologio a Pomigliano d’Arco, si discuterà del modello Marchionne e anche di questi ultimi risvolti della vertenza Fiom-Fiat, e del Jobs Act di Matteo Renzi.

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