Abbandonate ogni speranza, o voi, contribuenti, alle prese con tasse, imposte e tributi. A 24 ore dalla scadenza della Tasi, sono ancora migliaia i cittadini in difficoltà (in tutto sono coinvolti 15 milioni tra proprietari e affittuari nei 5.279 Comuni che non avevano deciso e comunicato l’aliquota in tempo per la scadenza dello scorso 16 giugno) e che non sanno come e quanto pagare per versare l’acconto della tassa sui servizi indivisibili. Si tratta, in pratica, dell’imposta che ha preso il posto dell’Imu sulla prima casa, e che si paga anche sulla seconda, per l’illuminazione pubblica, gli asili nido comunali, il verde pubblico e la manutenzione stradale. Ma la situazione non migliorerà andando più in là con i giorni, perché la stagione delle tasse quest’anno sembra non finire mai, soprattutto quando si ha a che fare con la casa, ormai sempre più un bancomat per la politica.

Così, se si pensava di uscire indenni da quello che, ormai, per tutti è stato già ribattezzato il giovedì nerissimo per le tasse, meglio annotare sul calendario altri appuntamenti. E cominciare a prepararsi non solo psicologicamente, ma soprattutto economicamente con il portafoglio pieno. Fra metà ottobre e la fine dell’anno si concentreranno, infatti, le altre due scadenze da pagare su casa e servizi: l’Imu (che si versa solo per le seconde case) e la Tari, la nuova tassa sui rifiuti (che ha sostituito la Tares) dovuta da chi occupa l’immobile. Tasi, Imu e Tari sono i tre tributi che formano l’Imposta unica comunale (Iuc), ma le componenti non si escludono ma si sommano fra loro e, soprattutto, non abrogano o sostituiscono in alcun modo altre imposte locali. E, ovviamente, trattandosi di tre differenti tributi, ognuno ha regole di applicazione proprie e modalità di calcolo specifiche, pur essendo il Comune di appartenenza l’unico ente a cui confluiscono i versamenti.

Con una nota dolente, tanto da generare confusione tra i contribuenti: Tasi e Imu si calcolano nello stesso modo, avendo la stessa base imponibile (la rendita catastale su cui applicare coefficienti e detrazioni). Ma questa procedura deve essere fatta dal cittadino o, comunque, con l’aiuto del Caf e del commercialista. Vane, quindi, le speranze di tutti coloro i quali si aspettavano l’arrivo del bollettino a casa. Con l’aggravante per tutti i proprietari delle seconde case: questa procedura il 16 dicembre dovranno ripeterla due volte. In questa data, infatti, scade sia il saldo Tasi che l’Imu. Ma attenzione, perché ci ancora oltre 600 Comuni che non avendo pubblicato le delibere Tasi, costringeranno i proprio contribuenti a fargli pagare tutta la tassa in un’unica soluzione entro il 16 dicembre con l’aliquota standard dell’1 per mille. E, sempre martedì 16 (che diventerà certamente il nuovo martedì nerissimo del Fisco), dovranno sborsare anche i soldi per l’Imposta sulle seconde case e su ogni altro tipo di immobile diverso dalla prima. Non dimenticando che l’Imu si paga anche sulla prima casa se è un immobile di pregio, appartenente alle categorie categorie A/1,A/8 e A/9.

È con la Tari che, almeno, c’è un po’ di sollievo sotto il profilo organizzativo. La tassa sui rifiuti è arrivata (o lo sta facendo) direttamente nelle cassette delle lettere, spedita dal Comune, con il modello F24 precompilato. Detto che l’amministrazione comunale per calcolarla applica una quota fissa alla quale si aggiunge una variabile, in base alla metratura del locale e al numero di persone che ci sono all’interno, va sottolineato che va pagata da qualsiasi possessore o locatario di un immobile o anche di aree scoperte che producono rifiuti. Non c’è, tuttavia, una data stabilita: sono i Comuni a deciderlo, caos permettendo. È il caso di Milano, dove la scadenza era fissata per il 16 settembre, ma essendo stati consegnati solo il 70% dei bollettini, i milanesi potranno pagare la tassa entro il 16 ottobre senza sanzione. A Napoli, altro esempio, il totale della Tari è stato suddiviso in quattro rate con scadenza 31 ottobre 2014, 31 dicembre 2014, 28 febbraio 2015 e 30 aprile 2015, ma entro il 31 ottobre si può pagare in un’unica soluzione.

Dulcis in fundo: i numeri. Detto che da mesi infuria la polemica se la Tasi sulla prima casa sia più cara rispetto all’Imu, sul podio delle città più tartassate dalle tasse comunali salgono Roma, Milano e Napoli, con una media di circa 1.000 euro. E se Padova, tra le amministrazioni più piccole, si differenzia per i suoi 721 euro a contribuente all’anno, Venezia è, invece, la città più cara in assoluto con 506 euro di imposte e altri 663 euro di tributi vari per un totale di circa 1.100 euro, sempre all’anno, sempre pro capite e sempre di sole tasse comunali. “Eppure – denuncia Federcontribuenti che ha diffuso il report – la qualità della vita nelle città peggiora: carenza di servizi, scarsa sicurezza pubblica, strade con buche e impercorribili e quartieri sommersi dai rifiuti”. Disagi che, andrebbero risolti proprio con i soldi che arrivano dal pagamento della Iuc.

Articolo Precedente

Sblocca Italia, l’incentivo per chi compra e affitta conviene solo a Stato e costruttori

next
Articolo Successivo

Bolletta elettrica, il taglio del 10% per le pmi passa per aiuto alle rinnovabili

next