Martedì scorso il giorno dei saluti, dei baci e degli abbracci per l’ultima seduta del Consiglio regionale della Calabria, in vista delle elezioni regionale del prossimo 23 novembre. Macché, dietrofront, tutto è a rischio. Complice l’assenza del numero legale e magari il rovello di non essere rieletti, i consiglieri regionali si sono “dimenticati” di stanziare i soldi per le elezioni. Sciatteria amministrativa? O ennesimo colpo di coda di una classe politica che, scossa da scandali – da ultimo quello delle spese pazze dei Consiglieri su cui sta indagando la Procura di Reggio Calabria – ha cercato in tutti i modi di rinviare il voto, tanto da far intervenire il Tar Calabria che ha ordinato alla Presidente facente funzione Antonella Stasi ed alla sua Giunta, di fissare la data del voto “nel più breve tempo possibile”.

Ora il colpo di scena complica il ritorno alle urne. La Regione Calabria, infatti, senza la necessaria variazione di bilancio, non ha la copertura finanziaria per stampare le schede elettorali, il materiale di cancelleria dei seggi (registri, matite, penne, gomme), per pagare i presidenti e gli scrutatori e per rimborsare gli adempimenti elettorali dei Comuni. Il caso, sollevato dal Corriere della Calabria, non solo mina il cammino verso le elezioni, ma mette a repentaglio lo stesso diritto al voto dei calabresi. L’esecutivo regionale tenta di correre ai ripari chiedendo, su proposta dell’assessore al Bilancio Giacomo Mancini, di riaprire e convocare Palazzo Campanella, il parlamentino calabrese, per procedere, in seduta straordinaria, alla variazione di bilancio di tre milioni di euro, integrandola con un’ulteriore variazione di un milione. Una sessione ad hoc che, nell’idea dell’esecutivo Stasi, dovrebbe discutere ed approvare i fondi per l’esercizio finanziario 2014.

Un’ipotesi, però, bocciata dal presidente del Consiglio Francesco Talarico, secondo il quale “non è possibile accogliere la richiesta dell’esecutivo: la normativa è chiara e precisa, 45 giorni prima della data delle elezioni, non si può più procedere alla convocazione di nuove sedute del Consiglio. Finora la giunta – aggiunge – non ha mai accennato a questo provvedimento che, invece, avremmo potuto trattare in una delle sedute fra aprile e ottobre, quando era noto che si sarebbe votato a novembre”. La stessa giunta regionale – sottolinea ancora Talarico – ha avuto “diverse occasioni, come in sede di assestamento di Bilancio”. Un pasticcio, insomma. 

Ora, per garantire il diritto al voto, l’Ente potrebbe andare incontro ad un debito fuori bilancio su cui graverebbe la scure della Corte dei Conti – cui per legge vanno trasmessi gli atti relativi ai debiti fuori esercizio – con il profilarsi di un possibile danno erariale. “Fino ad ora in Consiglio – osserva Demetrio Naccari Carlizzi, esponente Pd, già assessore al Bilancio oggi tra i banchi dell’opposizione – sono state approvate una serie di norme che, salvo talune, nulla hanno a che fare con l’indifferibilità e l’urgenza. Non si comprende – chiosa Naccari Carlizzi – perché siano stati messi in coda atti di tale importanza come gli impegni di spesa per le elezioni regionali. La vicenda è indicativa della totale assenza di nozioni e di programmazione economica e di una gestione a dir poco disinvolta dello stesso Presidente Talarico”.

Nel 2010 furono 11 i milioni spesi per le elezioni. A metterci una toppa potrebbe essere chiamato in causa il Fondo di riserva, utilizzato per le spese non “previste”. Ma le elezioni erano previste, anzi già convocate.

 

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