Attacco frontale al governo da parte della Fim Cisl che suona la sveglia per l’esecutivo guidato dal premier Matteo Renzi sul fronte Finmeccanica. L’indice è puntato sul gruppo controllato dallo Stato, che promette finanziamenti e ne è il principale committente ma non riesce a decidere che direzione prendere. “Il governo è assente”, accusa Michele Zanocco, segretario nazionale Fim e responsabile del settore Finmeccanica. “Le scelte di investimento della politica, che nei settori di Finmeccanica sono focalizzate su mercati prevalentemente istituzionali, mancano. Che cosa si vuole fare del sistema Difesa dello Stato? Si prevede una crescita del Paese al proprio interno per quanto riguarda le sue reti (trasporti, comunicazioni, trasferimenti dati di ogni genere, compresi quelli militari) o le si vuole lasciare in mano a privati o a Paesi stranieri?”.

La Fim chiede quante risorse saranno destinate a ricerca e sviluppo dovendo Finmeccanica competere con colossi del calibro di Airbus che, soltanto l’anno scorso, ha investito 3 miliardi di euro in ricerca e sviluppo. Anche sul dimezzamento dell’acquisto degli F35 si chiedono certezze. “Non siamo guerrafondai, ma si decida una volta per tutte cosa fare circa il mantenimento o meno della difesa dello Stato, consapevoli che 253 caccia, vecchi di 30-40 anni, sono da mettere a terra. E che la commessa per gli F35 (il prodotto è americano, a Cameri c’è solo il montaggio) porta con sé ricadute occupazionali, anche nell’indotto, che cambiano al mutare del numero di velivoli ordinati”. Insomma: qual è la politica vera del governo?

Ben venga la “rivoluzione” in atto in Finmeccanica. Il trasferimento delle sedi legali, la trasformazione della cinque società (AgustaWestland, Alenia Aermacchi, Selex, Oto Melara, Wass) in divisioni, la razionalizzazione della strutture manageriali e societarie, l’eliminazione di tutti i consulenti, la razionalizzazione dei fornitori secondo criteri di qualità, l’introduzione di una logica meritocratica per la carriera. Un processo di “moralizzazione” intrapreso dal nuovo ad Mauro Moretti che il sindacato riconosce e condivide. “Si potranno liberare risorse che dovranno essere concentrate per lo sviluppo e l’incremento del core business dell’aeronautica, dell’elicotteristica e dell’elettronica da difesa, non solo a tutela dell’occupazione nelle aziende ma anche a salvaguardia dell’industria ad alta tecnologia del nostro Paese”, si augura Paolo Carini, coordinatore nazionale Fim Cisl AgustaWestland.

Il quadro fatto dalla Fim mercoledì 8 ottobre a Villa Cagnola di Gazzada, in provincia di Varese, non è rose e fiori. C’è forte preoccupazione che il nuovo modello organizzativo basato sulle divisioni possa determinare esuberi. Infatti è probabile che la divisionalizzazione non lascerà indenni gli uffici acquisti, commerciali, legali e le catene decisionali ora esistenti in tutte e cinque le società. E’ anche vero, affonda Carini, “che c’erano troppe persone che comandavano e poche che lavoravano, specchio del nostro Paese”. Dunque “se il processo in atto sarà finalizzato a ribaltare questa logica, bene”. Ma il sindacato fa sapere già ora che “vigilerà sull’evoluzione della trasformazione e non farà sconti a nessuno, certa che le competenze e le capacità che i lavoratori esprimono saranno gli elementi distintivi tra il saper o non saper fare prodotti tecnologicamente avanzati e di qualità”.

Tra novembre e dicembre si conoscerà il piano industriale del gruppo, con una struttura a funzioni verticalizzate che dovrà essere in grado di generare risorse per fare investimenti. “Grasso da eliminare ce n’è e servirà una cura da cavallo per rendere Finmeccanica produttiva ed efficiente, con meno sprechi, meno influenze politiche, ricercando invece alleanze internazionali per non restare fuori dalla Difesa dell’Unione europea”, evidenzia il segretario Zanocco. Dalle smart city all’agenda digitale, dalla difesa missilistica, alla balistica al controllo del territorio, si tratta di avere una politica industriale. E la Fim suona la sveglia per il governo. 

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