Siamo alle solite. Magistratura e media linciano persone, aziende, organizzazioni e, a distanza di qualche tempo, si scopre che l’oggetto del linciaggio non aveva partecipato allo stupro.

Articoletto di ordinanza per dare la notizia, quando va bene e nemmeno un brontolio da cui si crede di intuire che ci si scusa.

Sulla questione degli elicotteri, di Finmeccanica e delle tangenti corruttive avevo già scritto: in maniera disincantata, se vogliamo, con quel poco di conoscenza del mondo diretta ed indiretta che mi fece scrivere su Finmeccanica quello che solo coloro che si iscrivono al mondo di Heidi non vogliono ammettere: che nelle commesse internazionali può accadere che si utilizzi la mazzetta.

Non avevo preso in debita considerazione, però, l’azione della magistratura sul presupposto (ed in tal caso mi iscrivo io al mondo di Heidi) che prima di sbattere in galera un tizio per 81 giorni devo avere in mano prove forse non granitiche ma nemmeno composte da farina.

E invece è esattamente quello che è accaduto con la carcerazione dell’amministratore delegato Giuseppe Orsi e al suo collega Bruno Spagnolini che grazie all’azione di una procura di un tribunale periferico, si sono ritrovati, insieme alle loro aziende, su tutte le pagine dei giornali nazionali ed internazionali. L’ennesimo crollo di immagine per il nostro paese unitamente ad una inutile sofferenza umana per i due manager. Questione che si è risolta, in questi giorni, con la assoluzione dei due per l’infangante reato di corruzione internazionale e la condanna per quello, non meno infangante ma infinitamente meno grave, di evasione fiscale per false fatturazioni. Una differenza abissale tra l’ipotesi della accusa e la condanna finale.

Se dovessi quantificare il danno di tale improvvida azione probabilmente avrei difficoltà con gli zero. Dieci politici, scelti tra i più ladri e scellerati, non sarebbero riusciti a danneggiare così tanto il nostro paese. Ma tale calcolo sarebbe un inutile esercizio stilistico perché si ha la certezza che quei magistrati, serenamente, continueranno nella loro progressione della carriera potendo, se mai ve ne fosse bisogno, procedere all’arresto di altri innocenti, all’azzeramento di altre commesse, alla distruzione di altre ricchezze.

Dal canto loro i giornali potranno, dopo avere asfaltato Orsi e Spagnolini, rivendicare il merito di azzannare i potenti rimuovendo il demerito di non investigare più a causa di una fiducia cieca ed incondizionata nelle salvifiche menti delle procure.

Siamo alle solite. Non ci sarà riforma concreta fin tanto che la responsabilità della magistratura sarà affrontata. Per il momento sappiamo che l’unico vero libero arbitrio presente in questo paese appartiene ad una casta: quella della magistratura.

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