Ore 23 e 20 di giovedì 9 ottobre. Primo e ultimo avviso dalla Protezione Civile genovese. “Prestare massima attenzione in Val Bisagno. Forti precipitazioni e possibili esondazioni”. Da 15 ore consecutive la pioggia torrenziale stava flagellando la città e giusto in concomitanza cronologica con quell’avviso tardivo, il torrente Bisagno, che taglia in due la parte orientale di Genova, esce dagli argini e inonda il quartiere medievale di Borgo Incrociati. In via Canevari l’onda ghermisce un uomo di 57 anni, residente a Marassi. Il suo corpo verrà recuperato dai vigili del fuoco alla mezzanotte, immerso nella fanghiglia, nel fornice che corre sotto la linea ferroviaria. Il Secolo XIX riferisce che Monica Bocchiardo, nuovo responsabile dell’emergenza in Comune, nominata dal sindaco Marco Doria dopo l’alluvione del 4 novembre 2011, dichiara ad un cronista: “Tecnicamente non siamo ancora in una situazione di allerta”. Eppure una persona era già stata uccisa dall’acqua in via Canevari. La “macchina” della prevenzione dunque ancora una volta non ha funzionato.

La furia dell’acqua si è accanita in Borgo Incrociati, un grumo di case alle spalle della stazione ferroviaria di Brignole. Nello stesso punto in cui il Bisagno era straripato l’8 ottobre 1970, portandosi via metà del ponte medievale di Sant’Agata. La grande alluvione – così viene ricordata – aveva devastato la città, da Voltri a Nervi, prendendosi 36 vite. Tre anni fa, il Fereggiano, stento torrentello che scende a gettarsi nel Bisagno all’altezza dello stadio Ferraris, gonfiato come un otre dalle piogge era uscito dagli argini, ristretti fra i muraglioni di contenimento delle case del quartiere costruite in una colata unica di cemento fra Marassi e Quezzi, dalla speculazione edilizia degli anni Sessanta-Settanta. E si era preso 6 vite innocenti.

Gli avvisi che dovrebbero mettere in salvo la gente dalla furia delle acque questa volta sono stati diramati con ritardo esiziale. Per l’intera giornata di giovedì il sito del centro meteo dell’Arpal (l’agenzia regionale per l’ambiente) non aveva aggiornato il semplice “avviso”, tramutandolo in allerta 1 o 2 (il 2 è il grado massimo dell’allarme). Ora i tecnici palano di “pioggia autorigenerante”. 

La pioggia e l’acqua viceversa, a Genova e in Liguria sono presenze incombenti, all’inizio dell’autunno. Tutto prevedibile. Tutto sempre imprevisto, perché le lezioni della cronaca – non scomodiamo la Storia – da queste parti non lasciano traccia. Appena tre anni fa, sei morti (e tre erano giovani sotto i 18 anni) per la furia del Fereggiano, sottovalutata dalle autorità competenti (si fa per dire). Il sindaco di allora, Marta Vincenzi, è finita a giudizio con un assessore e alcuni funzionari comunali. Non aveva disposto la chiusura precauzionale delle scuole né era intervenuta con tempestività per scongiurare i rischi dell’alluvione per la popolazione residente. L’onda maligna del Fereggiano si era presa due bimbi e la loro mamma, andata a prenderli a scuola. In tre anni si è corsi ai ripari? Per niente.

Poche opere di fortuna realizzate in economia sull’argine del Fereggiano, proprio in questi giorni era stata aperta la gara di appalto per il primo lotto dei lavori “veri”, che dovrebbero mettere in sicurezza il bizzoso torrentello. Sconsolato l’assessore ai lavori pubblici Gianni Crivello, aveva ammesso che gli interventi non inizieranno prima di aprile-maggio del 2015 e occorreranno 4-5 anni per portarli a termine. Il canale scolmatore del rio Fereggiano, che convoglierà le acque direttamente in mare, è già progettato e finanziato con 25 milioni di euro. Ma nessuno sa dire se e quando inizieranno i lavori, che dureranno anni.

Nel frattempo sono fermi da anni a causa di un contenzioso infinito fra ditte concorrenti, di fronte al Tar, i lavori di rifacimento della copertura del Bisagno, da Brignole alla Foce. Un’altra bomba innescata che nessuno sa dire come si può neutralizzare. L’emergenza è dunque destinata a proseguire nel tempo e la gente della Valbisagno (e non solo, ieri notte è esondato anche il torrente Sturla, a levante) in autunno continuerà a dormire con un occhio spalancato e l’orecchio teso al gorgoglio dei torrenti e dei rivi che attraversano come una ragnatela tutta Genova, dai monti al mare.

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