Aria di tempesta nei cieli di Verona. Per i 74 dipendenti di Aviohandling, l’azienda di assistenza a terra dell’aeroporto scaligero, messa in liquidazione due anni fa, è stata aperta una procedura di mobilità lo scorso 2 ottobre. E per questo Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono scesi in piazza venerdì 10 ottobre di fronte alla sede di Catullo, la società che gestisce lo scalo veronese, proprietaria del 100% di Aviohandling. La manifestazione si tiene in concomitanza con l’assemblea dei soci dell’azienda madre, che si appresta a cambiare volto con un aumento di capitale. “A fronte di una cortina fumogena sollevata con la caccia ai lupi, nell’indifferenza della città, i lavoratori Aviohandling sono stati “impallinati” con il placet dell’amministrazione comunale e della provincia, che controllano quote importanti di Catullo – spiega Marco Maggio della Rsa Cisl Fit – Altro che lupi, quelli tutt’al più sbranano qualche pecora: i licantropi della politica azzannano i lavoratori senza che una voce di indignazione si levi. Ci vorrebbe un Wwf anche per i dipendenti”.

Ma lo scontro in atto tra sindacati e azienda è solo l’ultima puntata di un confronto lungo due anni. Nel settembre del 2012, Catullo ha messo in liquidazione Aviohandling, che aveva registrato perdite in bilancio per tre anni consecutivi: solo nel 2012, si parla di un rosso di 5,7 milioni di euro. Dalla società precisano che non era possibile una ricapitalizzazione perché, essendo Catullo controllata da soci pubblici, si sarebbe configurato l’aiuto di Stato. Così, per i 210 dipendenti è stata attivata una cassa integrazione straordinaria di un anno, poi rinnovata nel 2013. Nel frattempo, oltre cento di questi lavoratori sono stati riassunti dalle subentranti Gh Italia e Ags Handling, altre società di assistenza aeroportuale operanti a Verona. Ma dal riassorbimento sono stati esclusi 74 dipendenti. “A luglio, – aggiunge Maggio – Catullo ci aveva assicurato che, con l’aumento di capitale, si sarebbero trovate soluzioni alternative al licenziamento. Ci avevano fissato un appuntamento a settembre, ma poi hanno annullato l’incontro. E infine è arrivata la comunicazione della procedura di mobilità”.

In mancanza di un accordo, a dicembre potranno partire le lettere di licenziamento. La società Catullo ha preferito non rilasciare alcun commento sulla vicenda. La fase che sta attraversando l’azienda, infatti, è molto delicata. In ballo non c’è solo la vertenza Aviohandling, ma il cambiamento dell’intero assetto societario. Soci di maggioranza di Catullo sono Comune, Provincia, Camera di commercio di Verona e Provincia di Trento, che detengono il 71% della società attraverso la newco Aerogest. Ma questa fotografia dell’azienda è destinata a cambiare già nelle prossime settimane. A luglio, infatti, è stato deliberato un aumento di capitale per 47,5 milioni, pensato per permettere l’ingresso nell’azionariato da parte di Save, la società che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso.

L’operazione dovrà concludersi entro il 30 ottobre: l’idea dei soci è quella di creare un “polo aeroportuale del nord-est”: Save si appresta a mettere sul piatto fino a 34 milioni di euro e ad acquisire il 35% di Catullo. Un primo passo dell’integrazione tra le due società è previsto proprio nell’assemblea dei soci del 10 ottobre: in pole position per la nomina ad amministratore delegato di Catullo c’è Paolo Simioni, che attualmente ricopre la stessa carica all’interno di Save. L’ingresso dei veneziani in società rappresenta una via d’uscita da una difficile situazione a livello finanziario per la società: nel 2011, Catullo era arrivata a registrare perdite per 26,6 milioni di euro. Negli anni successivi, il buco nei bilanci dell’azienda si è ridotto, ma i conti sono rimasti in rosso: 11,6 milioni nel 2012 e 3,2 milioni nel 2013.

Tra le cause delle difficoltà economiche, rientrano innanzitutto la complicata situazione dell’aeroporto di Brescia e il contenzioso con Ryanair. Lo scalo bresciano di Montichiari, inaugurato nel 2002, è gestito dalla Aeroporto Gabriele D’Annunzio, società controllata proprio da Catullo. Negli ultimi dieci anni, l’azienda ha perso circa 50 milioni di euro. E nonostante questi numeri, l’aeroporto bresciano è al centro di un contenzioso tra Catullo e Sacbo, la società che gestisce lo scalo di Orio al Serio: i bergamaschi hanno fatto ricorso al Tar contro la decisione di Enac di dare la concessione dell’aeroporto alla società di Verona. D’altra parte, Catullo non è nuova alle vertenze legali. La più nota è stata quella che l’ha contrapposta alla compagnia Ryanair. Nel 2012, la società aeroportuale aveva smesso di pagare gli incentivi contrattuali al vettore low cost, calcolati intorno ai 5 milioni di euro e considerati troppo onerosi. La nuova dirigenza aveva infatti deciso di dare una svolta rispetto alla precedente amministrazione del direttore generale Massimo Soppani, coinvolto in un’inchiesta per malversazioni nella gestione dell’aeroporto e raggiunto da una richiesta di danni da parte di Catullo. Alla presa di posizione della società, Ryanair aveva risposto rifiutando di pagare i diritti aeroportuali. La querelle era terminata con un divorzio che ormai era diventato consensuale: dal 12 ottobre 2012, la compagnia low cost ha abbandonato Verona

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